I muri non parlano, e forse è meglio così. Perché quelli del “Beverly Hills Hotel”, uno degli alberghi più celebri della città degli angeli, meta e rifugio per la gente di Hollywood dopo i bagni di folla e i red carpet, di cose da dire ne avrebbe tante. Addirittura troppe.
Realizzato in stile “Mission” nel 1912, quando intorno non c’erano altro che palme e campi di fagioli, il “Pink Palace” è diventato il simbolo dell’abbagliante fascino glamour di Hollywood, un luogo dalla discrezione memorabile disseminato di bungalow in cui negli anni della “Golden Age” si davano appuntamento, e non solo quello, decine di nomi che facevano sognare il mondo intero.
Fra gli anni Cinquanta e il decennio successivo, Marilyn Monroe, la bionda che aveva stregato Hollywood, al Beverly Hills era di casa. Amava due bungalow in particolare, l’1 e il 7, ambedue di 90 mq circa, ma le è capitato anche di doversi “accontentare” del 20 e del 21, dividendo ben più del solo copione con Yves Montand, coprotagonista di “Let’s make love”, facciamo l’amore, guarda caso. Quando usciva dalle sue stanze, il tavolo numero 6 della “Polo Launge” era il suo.
E se per caso quei muri iniziassero a parlare, l’esperienza del “Live Like Marilyn” sarebbe davvero completa. Perché nel pack che il Beverly Hills Hotel dedica alla diva più bionda della storia si ha diritto ad un soggiorno nei due bungalow della Monroe, l’1 o il 7, ricostruiti fedelmente dallo studio di architettura “Champalimaud Design” seguendo le immagini dell’epoca, con una libreria fornita dei più grandi successa della star.
Al pacchetto, che oscilla fra 2600 e 9200 dollari a notte, si può aggiungere la “Some Like It Hot’ Bubble Bath Experience”, ovvero un bagno così come piaceva farlo a lei, con puro sale marino atlantico della costa del Brasile, olio di arancia dolce e pompelmo, il tutto accompagnato da una bottiglia champagne in fresco (Dom Pérignom solo per il Bungalow 1) ed un flacone di Chanel n. 5 in caldo, secondo la leggenda l’unica cosa che Marilyn accettava sul suo corpo quando andava a letto. Da sola, chiaro.
A completare l’esperienza immersiva di “Marilyn per un giorno” (o anche di più), la cena al tavolo 6 della Polo Lounge, preparata dallo chef prendendo spunto da un’intervista del 1952 in cui la star aveva svelato al “Pageant Magazine” i propri capricci gastronomici: “Le mie cene a casa sono sorprendentemente semplici: ogni sera mi fermo al mercato vicino al mio hotel e prendo una bistecca, costolette di agnello o fegato, che cucino nel forno elettrico della mia stanza. Di solito mangio quattro o cinque carote crude, e questo è tutto. Ogni tanto, per concludere in dolcezza una lunga giornata sul set, una coppa di gelato”. In alternativa, per chi non gradisse, ampia scelta fra cocktail di gamberi, insalata di carote di Heirloom, spaghetti con polpette alla Di Maggio, e il “Marilyn’s Ice Cream Sundae”, un dolce con gelato alla menta, schiuma di latte maltato, caramello caldo e amarene.
Il pacchetto Live Like Marilyn segue un piano di ristrutturazione e rinnovamento dell’hotel, oggi di proprietà della “Dorchester Collection” e iniziato nel 2016 con la creazione di soggiorni ispirati ad alcuni degli ospiti più celebri, come Frank Sinatra ed Elizabeth Taylor. Dopo il pacchetto dedicato a Marilyn, a breve dovrebbe partire quello nel Bungalow preferito da Charlie Chaplin. E anche stavolta, speriamo che le pareti tacciano.