Nel marzo scorso, una notizia fa il giro di Hollywood ma lascia abbastanza indifferente il resto del mondo: Kevin Tsujihara, da sei anni gran capo della “Warner Bros”, si è dimesso. Secondo qualche voce di corridoio, il motivo sarebbe una rivelazione dell’Hollywood Reporter secondo cui il manager sarebbe stato beccato in compagnia di tal Charlotte Kirk, attrice dalle forme che parlano da sole in cerca di una consacrazione nel mondo del cinema. Tsujihara, in cambio di quel che si immagina, nel 2016 avrebbe imposto la sua amante alla produzione di “How to be single” (Single ma non troppo), replicando due anni dopo con “Ocean’s 8”.
Capita ovunque, figuriamoci a Hollywood. Passano altre due giri di calendario e la storia si ripete: Ron Meyer, potente vicepresidente della “NBC/Universal”, presenta le proprie dimissioni per via di una presunta relazione con la solita Charlotte Kirk, che tanto per cominciare dimostra di avere doti da vendere, e subito dopo di possedere un acquario in cui pescare pieno zeppo di nomi che contano. Meyer, anche lui cascato come una pera matura, avrebbe dato una mano (l’altra la teneva chissà dove), per spingere la carriera dell’attrice procurandole un altro paio di ruoli. Si incontrano a Londra il 4 maggio 2012, all’after-party per la prima londinese di “Biancaneve e il Cacciatore”, prodotto dalla Universal, e finiscono a letto poco dopo.
Ma dopo le clamorose dimissioni di Meyer, il diametro del pentolone si sta allargando a dismisura, finendo per sfociare in una rete piuttosto estesa di corruzione ed estorsione che, come se non bastassero la crisi, la pandemia e i vari Weinstein, sta facendo vacillare quel che resta della sacralità di Hollywood.
Nel giro poco, nel perimetro entrano anche i nomi di Brett Ratner, regista di pellicole come “The Family Man”, “X-Man, conflitto finale” ed “Hercules: il guerriero”, James Packer, miliardario australiano ex fidanzato di Mariah Carey e Neil Marshall, altro regista inglese che lo scorso anno ha diretto “Hellboy”, attuale detentore del titolo di fidanzato dell’onnipresente Charlotte Kirk.
Di lei, a parte quel che si vede in rete e il non completo elenco di fidanzati potenti, non si sa molto: è nata nel giugno del 1992 nel Kent, Regno Unito, studia recitazione, presta volto e curve in qualche spot pubblicitario e si mette in posa per qualche fotografo. Figlia di un ingegnere televisivo, è cresciuta nei sobborghi di Londra e a 8 anni le diagnosticano la sindrome di Asperger. “Non ero una ragazzina studiosa, la scuola non mi piaceva molto”, confida. Poi, a 11 anni, vede in televisione il film che le cambia la vita: “Via col vento”.
“Così, dopo la laurea in teatro, a 19 anni ho fatto le valigie e mi sono trasferita negli Stati Uniti”. Arriva a New York City armata di book fotografici e un sito web che ne esalta la bellezza. In breve tempo, accumula una discreta collezione di corteggiatori: c’è il miliardario Steve Tisch, rampollo della famiglia proprietaria dei “New York Giants”, e c’è anche Kevin Tsujihara: si incrociano brevemente ma fatalmente nel 2013.
Ron Meyer, dimettendosi dalla NCB/Universal, confessa di averle elargito sufficienti somme di denaro a fronte di un accordo di non divulgazione, ma poco tempo dopo sarebbe stato avvicinato da due personaggi che raccontandogli di sapere tutto e avere a disposizione foto e video imbarazzanti, gli avrebbero chiesto altri soldi. Meyer temporeggia per mesi, ma in realtà corre all’FBI dove racconta ogni cosa temendo di essere finito in un pozzo senza fondo. In un ambiente pettegolo come Hollywood, l’anonimato dei due dura ben poco: uno sarebbe il regista Neil Marshall, l’altro lo sceneggiatore Joshua Newton, guarda caso ennesimo ex fidanzato di miss Charlotte Kirk, che per inciso sta per arrivare sul grande schermo con la prima parte da protagonista assoluta in “The Reckoning”. Neanche a dirlo, pellicola diretta da Neil Marshall.
La battaglia legale, che sta coinvolto alcune più note eminenze grigie Hollywood, è cavalcata a piene mani dai media, che parlano di una nuova “finestra” spalancata sull’abitudine della classe dirigente di togliersi ogni capriccio seppellendo porcheriole extraconiugali con accordi confidenziali tra parti protette da pseudonimi. Alla faccia di ogni #MeToo.
La Kirk sostiene di essere stata vittima di Tsujihara e del produttore Brett Ratner, del miliardario produttore James Packer e del CEO della Millennium Films Avi Lerner: “mi hanno costretto a fare ‘sesso’ con loro e i loro soci in affari”.
“I miei clienti negano categoricamente e con forza di aver tenuto una condotta illecita o illegale nei confronti di Charlotte Kirk, Joshua Newton e Neil Marshall, e sono certi che la giustizia americana svelerà un tentativo di estorsione da oltre 300 milioni di dollari”, ha tuonato l’avvocato Martin Singer, che rappresenta Kevin Tsujihara, Ron Meyer, Brett Ratner e James Packer.
“Qualsiasi rivendicazione fatta contro Kevin Tsujihara in relazione alla signora Kirk è giuridicamente priva di fondamento, fabbricata molti anni dopo la loro breve relazione consensuale per arrivare ingiustamente ad un esborso di denaro - ha aggiunto Bert H. Deixler, avvocato personale dell’ex boss della Warner Bros - mentre Kevin Tsujihara continua a pentirsi per la relazione per il conseguente impatto che ha avuto sulla sua famiglia, cercherà tutti i rimedi legali disponibili per proteggersi da richieste di estorsione e prevenire false accuse contro di lui”.