Il Corriere sul MeToo# delle ragazze azzurre del ciclismo professionista ci va giù duro. Cioè, lascia la parola ad alcuni protagonisti del presunto scandalo. Parole che fanno riflettere. Cominciamo dal rispettatissimo e osannato allenatore del team più vincente del Coni, Dino Salvoldi, appena reduce da un lungo interrogatorio della Procura Federale nei locali dello Stadio Olimpico di Roma. «Sono stanchissimo, frastornato, deluso e non vedo l' ora che l' incubo finisca», dice. 48 anni, milanese, commissario tecnico della nazionale femminile di ciclismo conquistare del medagliere italiano più ricco di sempre (220 tra medaglie olimpiche, mondiali ed europee negli ultimi 18 anni) è al centro di un insidioso tsunami, sollecitato - pare - da alcune atlete oggetto di attenzioni non proprio coerenti con le discipline sportive. “Comportamenti sconvenienti”, come già sarebbe emerso in altre federazioni europee, olandesi, belghe, inglesi e tedesche.
Salvoldi dal 2001 decide le convocazioni, le segnala ai gruppi sportivi militari il cui eventuale ingaggio costituisce un vero lavoro, un Win for Life per sempre. Già nel 2007, l’ex olimpionico Silvio Marticonellonel 2007 dall' ex olimpionico ed ex direttore delle nazionali Silvio Martinello aveva segnalato alla Federazione !qualcosa di grave ma senza prove e senza riscontro, osservano i capi del ciclismo italiano. Si parlava già allora di riunioni tra cicliste e tecnico in camera d' hotel, dell'ordine di lasciare le stanze sempre aperte, con la chiave all' esterno, di relazioni sentimentali e no in larga copia. Ma Savoldi ha messo una parte delle relazioni che non riguardavano il suo lavoro. “Niente di male, relazioni tra consenzienti, sono fatti privati. O no?”, ha ribattuto. L’inchiesta continua con altri interrogatori. Potrebbe essere stato violato l' Articolo 1, ovvero dell' obbligo di lealtà e probità.