Di Germano Longo
“C’è del marcio in Danimarca”, così faceva dire al suo Amleto il grande William Shakespeare, senza sospettare che al di là dei 16 km dell’avveniristico ponte di Øresund, nella vicinissima Svezia, le cose avrebbero finito per andare anche peggio.È in qualche modo l’apertura di un nuovo, l’ennesimo, filone dello scandalo scoperchiato da caso Weinstein che da tempo non risparmia nessuno, specie se ricchi, nobili e potenti. Ma questa volta, il fondale che sta venendo giù è di quelli pesanti, che fanno rumore in tutto il mondo.
Volendo, non è altro che l’ennesima storia di molestie e sesso rubato a forza, ma consumata fra le sacre mura della “Svenska Akademien”, la reale accademia svedese fondata nel 1786 da re Gustavo III con lo scopo, almeno ai tempi, di “Promuovere la purezza, il vigore e la maestà” della lingua svedese. Dal 1901, per essere ancora più chiari, l’ente che sceglie e decide chi merita il premio Nobel per la Letteratura, uno dei cinque personalmente istituiti da Alfred Nobel, inventore diventato filantropo perché la storia non lo ricordasse soltanto come il padre della dinamite.
Eppure questa volta, qualcosa di diverso c’è: non si tratta solo di un nome finito nella bufera, ma di un atteggiamento “collegiale” che è apparso poco consono agli ideali dell’accademia. Tutto inizia lo scorso novembre, quando un quotidiano danese, “Dagens Nyheter”, svela che 18 donne, fra cui alcune imparentate con altri membri dell’accademia, sarebbero pronte ad accusare di molestie, violenza carnale e abusi Jean-Claude Arnault, fotografo di origini franco-svedesi maritato con Katarina Frostenson, a sua volta poetessa, dal 1992 membro della Svenska Akademien.
Ma la parte più imbarazzante deve ancora arrivare, perché è bastato niente per scoprire che la stessa accademia, finanzia dal 2010 con 13mila euro annui “Forum”, un centro culturale molto glamour già finito sotto la lente della giustizia per traffico di alcolici ed evasione fiscale, gestito dai coniugi Arnault, dove si sarebbero svolte buona parte delle molestie di cui sopra. E se le indagini della polizia hanno portato ad archiviare una parte delle accuse, perché avvenute troppo indietro nel tempo, quella interna dell’accademia si era conclusa con il suggerimento da parte dei propri legali di sporgere denuncia preventiva contro il centro studi Forum. Due i motivi alla base del consiglio: da una parte, valutare i sospetti che Arnauld potesse aver saputo in precedenza e quindi influenzato la decisione sui premi da assegnare, dall’altro per verificare una palese violazione delle regole interne, infrante finanziando un parente stretto di uno dei propri membri, Katarina Frostenson.
Per tutta risposta, la Svenska Akademien ha scelto la strada più sbagliata di tutte: non fare nulla. Motivo sufficiente per convincere tre illustri membri, gli scrittori Klas Ostergren, Kjell Espmark e Peter Englund a rassegnare le proprie dimissioni, probabilmente seguiti a breve dalla loro collega Sara Stridsberg, che potrebbe annunciare la stessa cosa nel giro di qualche ora.
In realtà, esiste un regolamento per cui si è membri della Svenska Akademien a vita, al pari della “Académie Francaise” a cui si ispira, e per contro non esiste alcuna possibilità di sostituirli. Resta un problema da risolvere, e nemmeno da poco: i membri devono essere 18, e scendere sotto questo numero vorrebbe dire bloccare i lavori dell’accademia, compresa l’assegnazione del Nobel.
Un pasticcio che ha costretto re Carlo XVI Gustavo a prendere posizione: “Un caso che mi amareggia molto: considererò l’eventualità di modificare gli statuti dell’accademia”. Faccia con comodo, maestà.