Riker Island ha una fama sinistra: l’isola ospita uno dei penitenziari più grandi del mondo, con 9.000 agenti e 1.500 civili chiamati a gestire la reclusione di 10mila detenuti al giorno. Più volte al centro di sommosse e rivolte (9.424 nel solo 2015), la struttura è accusata di abusi, brutalità e stato di totale abbandono dei detenuti.
È lì che Harvey Weinstein, l’ex produttore di Hollywood abituato ai red carpet e i party esclusivi, attende di conoscere l’entità della pena da scontare. Rischia da un minimo di 5 ad un massimo di 25 anni, che aggiunti ai 67 di età potrebbero significare non vedere più il sole per quel che gli resta da vivere.
A nulla sono valsi i tentativi del suo team legale di evitare a Weinstein il famigerato penitenziario, sostenendo che ha “seri e gravi problemi di salute”. “Attualmente è sotto le cure di cinque medici: si sta occupando dei postumi dell’operazione alla schiena, che non ha avuto il successo sperato. Ha bisogno del deambulatore, assume quotidianamente una gran quantità di medicinali ed è costretto a sottoporsi a cure molto dolorose nel tentativo di salvarlo dalla cecità”.
Gli avvocati hanno annunciato il ricorso in appello, mentre emerge che negli ultimi Weinstein ha lavorato con uno specialista per essere preparato alla prigione. Malgrado questo, durante il viaggio verso Rikers Island dopo la condanna, il 24 febbraio scorso, Weinstein ha accusato forti dolori al petto, palpitazioni e pressione alta. È stato trasferito al Bellevue Hospital, dove i medici hanno riscontrato un problema cardiaco e sono intervenuti inserendo uno stent. Pochi giorni dopo, Weinstein è stato portato nell’infermeria di infermeria di Rikers.