Per i media, quella di una donna che ha preferito l’anonimato è stata la più contrastante testimonianza contro Harvey Weinstein sentita fino ad oggi. Secondo il suo racconto, il magnate del cinema l’avrebbe violentata nel 2013 dipingendo Weinstein come un uomo perennemente arrabbiato, dispotico e manipolatore che si iniettava farmaci contro la disfunzione erettile, ma ha anche ammesso di aver accettato una relazione consensuale con lui prima e dopo lo stupro.
La donna, ha affermato che Weinstein le assicurava di avere conoscenze nella malavita a cui bastava un suo ordine per convincere le sue vittime con maniere forti a tacere sulle violenze. “Ho accettato quella che pensavo sarebbe stata una relazione piacevole, ma da quel momento in poi tutto è stato estremamente degradante. Mi parlava delle sue fantasie e mi paragonava ad altre attrici. Voleva filmarmi, almeno quello gliel’ho impedito”.
In uno dei tanti episodi raccontati, la donna ha detto di essere stata trattenuta a forza da Weinstein in una suite del “Doubletree Hotel” di Manhattan il 18 marzo 2013: aveva chiuso a chiave impedendole di fuggire, e alla fine impaurita per le possibili conseguenze, si è arresa. Le ha ordinato di spogliarsi, e quando lei si è rifiutata l’ha costretta con la forza. Non voleva fare sesso con lui, ma non ha opposto resistenza: “Ero sotto shock, anche perché non ha usato il preservativo”.
La sera dopo, su invito di Weinstein, la donna e la sua compagna di stanza si sono unite ad una prima cinematografica: “Non è chiaro un dettaglio - ha ribadito il procuratore - anche dopo essere stata violentata, lei ha continuato una relazione con lui”. La donna l’ha ammesso fra le lacrime, aggiungendo anche di aver nascosto la relazione agli amici perché si vergognava: “Non ha mai voluto fare sesso con il signor Weinstein? - ha chiesto Donna Rotunno, uno degli avvocati difensore dell’ex produttore – “No”, ha risposto lei. “Anche quando era consensuale?”, “Anche allora”. “Quindi ha mentito ogni singola volta”. “Provavo compassione per lui”.