Ha chiesto l’anonimato, e il suo nome sulla denuncia è il solito usato in casi simili: “Jane Doe”. È l’ennesima donna che si aggiunge alla lunga fila di ex ragazzine passate dalla corte di Jeffrey Epstein, un girone infernale all’apparenza pieno di lussi, viaggi e privilegi che si concludeva sempre nello stesso modo: lo stupro.
Questa volta, la nuova Jane Doe non tira in ballo i nobili e potenti che in questi mesi hanno riempito le cronache mondiali, ma fa un nome altrettanto pesante: Donald Trump.
Il presidente americano non è tirato in ballo in prima persona – secondo alcuni non ancora, è solo questione di tempo – ma se l’episodio che la donna ha raccontato nella denuncia fosse vero, dimostrerebbe l’ennesima bugia di Trump, che dal momento in cui è esploso lo scandalo Epstein ha sempre preso le distanze dal magnate pedofilo e dalle sue aberranti abitudini sessuali.
Era la metà degli anni Novanta e Jane Doe aveva appena 14 anni, quando Epstein la presentò all’allora tycoon nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, il luogo più amato da Trump, da molti definito la “seconda White House”. Secondo i documenti del tribunale, svelati in anteprima dal “NY Daily News”, la sconosciuta ha raccontato che nel momento delle presentazioni fra Trump ed Epstein ci fu uno sguardo complice: “Non trovi sia un’ottima notizia?”, chiese Epstein indicando la ragazzina, e Trump sorrise compiaciuto.
“Entrambi ridevano e la ragazzina si sentiva a disagio, ma all’epoca era troppo giovane per capire il perché”, si legge negli atti. Jane Doe sostiene che Epstein e la sua complice, l’ereditiera britannica Ghislaine Maxwell, l’avevano preparata da tempo agli abusi con continui riferimenti sessuali. La donna avrebbe incontrato la coppia per la prima volta all’età di 13 anni: Epstein ha abusato di lei per la prima volta nel 1994.
Nei mesi scorsi sono circolate diverse foto in cui Epstein e Trump sono ripresi insieme, spesso abbracciati e sorridenti, come due amici di vecchia data. Ma il presidente ha ripetutamente negato qualsiasi rapporto di amicizia con il magnate, malgrado in passato avesse definito Epstein “un ragazzo fantastico”.
Jeffrey Epstein è morto il 10 agosto scorso in una cella del carcere federale di Manhattan, in attesa di essere processato con l’accusa di traffico sessuale. La morte è stata dapprima dichiarata suicidio, ma da allora sono nate diverse teorie cospirative intorno al possibile omicidio, supportate da accuse di insabbiamento. Mesi dopo la morte, il sindaco di New York Bill de Blasio ha detto di credere che “qualcosa non quadra” nella morte di Epstein: “Non ha senso che qualcuno si sia dimenticato di sorvegliare il prigioniero di più alto profilo in America. Voglio capire, credo che tutti vogliano capire cosa sia successo veramente. Non so quale sia stata la causa della morte, so solo che non sarebbe mai dovuto accadere, e le risposte date finora non convincono”.
L’ex medico legale capo della città di New York, il dottor Michael Baden, assunto dal fratello di Epstein, ha affermato che ci sono prove sufficienti per ritenere che Epstein sia stato assassinato e non si è impiccato.