La miglior difesa è l’attacco: una regola che in guerra e in amore vale sempre. Lo sa bene Harvey Weinstein, autore di una clamorosa intervista rilasciata al “New York Post” che sta alzando un mare di polemiche.
Dalla sua stanza-suite del “Presbyterian/Weill Cornell Medical Center” di New York, Weinstein, che val la pena ricordarlo, è accusato di accusato di stupro, violenza e molestie da più di 80 donne, lamenta che il suo straordinario lavoro di produttore sia stato oscurato dalle vicende che lo vedono alla sbarra. “Sono stato dimenticato, ho prodotto più film diretti da donne e dedicati alle donne di qualsiasi altro produttore nella storia di Hollywood. Non parlo di adesso, che è diventato un trend, ma di quando nessuno lo faceva: sono stato un pioniere, andrei premiato. Nel 2003 ho pagato 10 milioni di dollari a Gwyneth Paltrow per realizzare un film intitolato “View From The Top” (Una hostess fra le nuvole, ndr), trasformandola nell’attrice più pagata in un film indipendente”. Va ricordato che anche la Palrtrow, vincitrice nel 1999 dell’Oscar per “Shakspeare In Love”, prodotto dalla “Miramax”, ha accusato Weinstein di averla molestata nella sua camera d’albergo nel 1994, quando aveva 22 anni. L’attrice non rientra nell’accordo extragiudiziale da 25 milioni di dollari che sarebbe stato raggiunto la scorsa settimana tra la Weinstein Company e più di 30 donne che lo accusano di violenza.
È la prima intervista concessa dopo oltre un anno di silenzio, sfruttata dall’ex produttore per tentare di difendere la sua sconcertante reputazione, nella speranza di riabilitare la propria immagine di fronte al pubblico e al mondo del cinema. In compenso, nella lunga discussione Harvey ha rifiutato di commentare l’accordo extragiudiziale e le numerose accuse contro di lui. Ha solo ammesso che il prossimo 6 gennaio comparirà davanti alla Corte Suprema di Manhattan, dove dovrà rispondere dello stupro di una donna che ha preferito l’anonimato, e di aver forzato al sesso orale l’ex assistente di produzione Mimi Haleyi. Due episodi che Weinstein ha sempre negato con forza, ma che in caso di condanna potrebbero spalancargli le porte della galera.