Manca un mese esatto al 1 anniversario della morte di Aelys De Arauyo, 9 anni, uccisa la notte del 27 agosto a Pont de Beauvoisin, dopo una festa di matrimonio, dall’ex militare Nordahl Lelandais, 34 anni, reo-confesso il 14 febbraio scorso, quando finalmente rivelò alla gendarmerie dove aveva nascosto il corpo della piccola. E nuovi elementi accusatori filtrano dall’analisi dei reperti dell’autopsia dei resti scheletrizzati della bambina. Intanto non è stato possibile accertare se ci fu o no una violenza sessuale ma un fatto contraddice l’assassino. Lui sostiene infatti di avere ucciso Maelys “accidentalmente”, con un solo pugno in faccia “per farla smettere di piangere”. Ma i periti hanno accertato altre lesioni ante-mortem, non solo le fratture alla mandibola colpita con grande violenza. Quelle lesioni possono confermare quanto già si immaginava: la piccola aggredita, s’è difesa, ha lottato sino all’ultimo per fermare il mostro, pieno d’alcol e di droga, in quella notte d’estate ormai così lontana. Nelle ore successive al primo fermo, Lelandais mostrava sulle braccia sulle gambe graffi profondi che aveva spiegato con “lavori nell’orto”, smentiti però dalla stessa madre. Adesso, dopo quattro mesi trascorsi in una clinica psichiatrica per detenuti di Lione, per il timore che potesse suicidarsi, è rientrato in una cella del carcere di massima sicurezza di Saint Quentin de Fallavier, sempre però in isolamento. Continuano intanto le indagini per scoprire eventuali collegamenti tra Lelandais e altre persone scomparse nelle regioni vicine alla Savoie negli ultimi 10 anni. E’ stata costituita una cellula della Gendarmerie che si occupa solo di questi casi, denominata Ariane.