È quasi inevitabile pensare che la crisi fra Nissan e Renault, svelata dal “Financial Times”, sia figlia in qualche modo della grande fuga di Carlos Ghosn, l’ex ad che ha lasciato il Giappone per trovare rifugio in Libano.
Il mezzo incidente diplomatico, rafforzato dalla dichiarazione del governo francese di offrire ospitalità e rifugio a Ghosn senza pericolo di estradizione, ha accelerato un divorzio che secondo molti era nell’aria da un po’. I due marchi, uniti in alleanza nel marzo del 1999 e diventati il terzo gruppo automobilistico al mondo, in realtà si sono sopportati, più che amati. Ad essere in crisi ai tempi dell’alleanza era soprattutto Nissan, che però ha irrobustito le spalle al punto da mettere al lavoro truppe di legali per “intensificare i piani di emergenza per la separazione da Renault – così scrive il quotidiano economico – un allontanamento completo che va dall’ingegneria alla produzione, passando per il consiglio di amministrazione”.
Uno dei malumori peggiori dei vent’anni di alleanza era stato proprio Ghosn, che aveva mescolato la parte ingegneristica e la produzione scontentando i giapponesi di Nissan. Ma a raccontare quanto indigesto fosse stato l’interregno di Ghosn anche per Renault era stato il suo successore, Jean-Dominique Senard.
Un divorzio, sempre secondo FT, che costringerebbe i due marchi alla necessità di trovare nuovi partner in un momento in cui la concorrenza sta facendo squadra: vedasi FCA-PSA e l’alleanza Ford-Volkswagen. La notizia ha fatto precipitare il titolo Renault in borsa, con una perdita del 3% sulla piazza di Parigi.
L’unico ad uscirne in piedi, malgrado tutto, al momento sembra essere proprio Carlos Ghosn, che dal suo eremo dorato a Beirut, in un’intervista rilasciata al quotidiano “Le Figaro”, ha annunciato di aver querelato Renault davanti al tribunale di Boulogne-Billancourt rivendicando il diritto alla pensione, stimata in 770mila euro annui, a cui aggiungere un’indennità di 250mila euro. “La mia uscita da Renault è una farsa: reclamo i miei diritti previdenziali come tutti quelli acquisiti. Che io sappia, in Francia esistono un diritto e una giustizia”.