Otto carabinieri, fra cui il generale Alessandro Casarsa e il colonnello Lorenzo Sabatino, rischiano di finire sotto processo per reati che vanno dal falso all’omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia. Sono i risultati dell’inchiesta sui depistaggi del caso Cucchi, chiusa dalla procura di Roma. Una catena di falsità sullo stato di salute del giovane che sarebbe stata manipolata dal generale Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del gruppo Carabinieri di Roma, accusato di falso ideologico secondo quanto emerge dal capo di imputazione dell’atto di chiusura delle indagini. Secondo i pm, al centro della vicenda ci sarebbe un’annotazione di servizio riguardo alle condizioni di salute di Cucchi, arrestato dai Carabinieri di Roma Appia tra il 15 ed il 16 ottobre del 2009 e portato nelle celle di sicurezza di Tor Sapienza, in cui “il falso fu confezionato per procurare l’impunità ai carabinieri responsabili di aver cagionato a Cucchi le lesioni che nei giorni successivi ne determinarono il decesso”. Secondo la Procura di Roma, la seconda nota sullo stato di salute del giovane, falsamente datata 26 ottobre, in cui si legge che “Cucchi riferiva di essere dolorante alle ossa per la temperatura esterna e la rigidità della tavola del letto dove aveva dormito per poco tempo, a causa della accentuata magrezza”. Mancherebbe, secondo i pm, ogni “riferimento alle difficoltà di deambulazione accusate da Cucchi”.
Ilaria, la sorella di Stefano che da anni si batte per arrivare alla verità, ha commentato: “è di conforto sapere che coloro che hanno provocato anni di sofferenza alla nostra famiglia verranno chiamati a rispondere delle loro responsabilità”.