La storia è presto detta: la Casaleggio Associati, la ditta azionista del governo in carica, ha organizzato due presentazioni per uno studio sull’e-commerce: la prima il 18 aprile a Milano alla “Fondazione Cariplo”, la seconda l’8 maggio alla “Luiss” di Roma. E come spesso accade alle aziende, si è messa a caccia di sponsor, solito modo per dare un aiutino alle spese accostando il proprio marchio all’evento. Ma lo scivolone era dietro l’angolo: fra gli sponsor spunta “Deliveroo”, uno dei più celebri e diffusi servizi di food delivery, da tempo finito al centro delle polemiche per il trattamento riservato ai “rider”, per lo più studenti che sperano di guadagnare qualcosa attraversando le città con le loro biciclette.
Insomma, un popolo di giovani insoddisfatti e sfruttati che proprio dai 5Stelle si aspettavano una mano santa sul loro destino incerto. Era stato lo stesso Di Maio, assumendo l’incarico di Ministro del Lavoro, a parlare dei rider e di un settore che aveva urgente bisogno di regole certe. Deliveroo, per mano di Matteo Sarzana, il direttore generale, aveva riposto ringraziando Di Maio, ma curiosamente è la stessa persona che ha firmato il contratto di sponsorizzazione per l’evento della Casaleggio Associati. Per il popolo dei rider un vero tradimento, la dimostrazione pratica che neanche questa volta qualcuno muoverà un dito in loro favore.
Non è finita, perché nell’elenco degli sponsor spunta anche “FlixBus”, azienda tedesca di trasporti low cost, altra battaglia iniziale di Di Maio & soci, che ha protestato per una norma del governo Gentiloni che rendeva “illegali gli autobus a basso costo”. Quando il vicepremier incontra l’amministratore delegato di FlixBus, il 30 novembre 2017, comunica che “Ci piace immaginare un futuro dove l’innovazione migliora la qualità di vita delle persone”.
Terzo sponsor la “FonARCom”, il fondo paritetico interprofessionale per la formazione continua creato dal sindacato Confsal e la confederazione italiana federazione autonome Cifa.
All’elenco vanno aggiunti il “Binoocle Institute”, la “Webperformance”, la “Octoplus” e la “Nexi”, colosso del pay-tech. Tutte, assicura “Il Foglio Quotidiano” di Travaglio che ha fatto esplodere il caso, hanno versato un contributo fra i 5.000 ed i 10.000 euro. Ma soprattutto gettato le basi per un rapporto di proficua fiducia.
Dalla Casaleggio Associati si difendono, parlando di “enti o aziende private che vogliono sostenere una ricerca su un tema cruciale come l’e-commerce: non c’è alcuna interferenza da parte della Casaleggio con le attività di governo”. Ma comunque vada, conclude “Il Fatto”, un atteggiamento che va a cozzare inevitabilmente con la legge “spazzacorrotti”, quella voluta con forza dai 5Stelle che impone trasparenza per donazioni superiori ai 500 euro. Una regola messa in pratica dall’associazione “Russeau”, quella della celebre piattaforma che al tempo stesso è il canale, la giuria e il tribunale pentastellato, ma non per la “Casaleggio Associati”.