GERMANO LONGO
Giulio Regeni spariva il 25 gennaio dello scorso anno in un nulla che l'avrebbe restituito soltanto il 3 febbraio successivo, all'interno di un fosso dell'autostrada fra il Cairo e Alessandria. Rapito, torturato e ucciso dopo averlo seguito e pedinato, per i probabili legami con il movimento sindacale che si oppone al governo del generale al-Sisi. Da allora, per la famiglia, l'opinione pubblica e per l'Italia intera, l'obiettivo è solo uno: conoscere la verità, trovare i colpevoli e chiudere per sempre i conti con l'ingiusta morte di un ragazzo di 28 anni.
È questo il senso della "Settimana per Giulio", sette giorni, dal 25 giugno al 3 luglio, organizzati da Amnesty International Piemonte e Valle d'Aosta, con la collaborazione delle Circoscrizioni della Città di Torino e il sostegno dell'Associazione Stampa Subalpina, il sindacato dei giornalisti piemontesi, per ricordare i 17 mesi trascorsi dalla scomparsa e il ritrovamento del corpo del giovane ricercatore triestino. "E' necessario il sostegno di tutti per ottenere verità e giustizia sulla tragedia di Giulio - ha commentato Alessandra Ballerini, avvocata della famiglia Regeni - vorremmo che l'Europa dichiarasse l'Egitto come un Paese non sicuro. In questi mesi, nonostante le nostre richieste, non siamo ancora riusciti a visionare il fascicolo sulla morte di Giulio, ed è possibile che a settembre i famigliari debbano tornare al Cairo per un nuovo tentativo di far luce sulla vicenda. In questo caso sarebbe importante avere accanto a noi giornalisti, parlamentari e rappresentanti della società civile".
Per lo striscione giallo diventato il simbolo dell'omicidio Regeni un piccolo tour che inizia dalla Circoscrizione 3, che in questi ospita la mostra fotografica "Stop tortura", curata da Amnesty. Il grosso striscione sarà affacciato su corso Peschiera, di fronte al mercato, in un punto di grande passaggio. Dopo aver attraversato le circoscrizioni torinesi, il tour si concluderà il 3 luglio in Municipio.
Ad assicurare il loro sostegno in questa campagna, a fianco dei genitori di Giulio, dei "genitori erranti", come si sono definiti nella ricerca della verità, sono anche gli europarlamentari Elly Schlein e Brando Benifei.