Sono passati 43 mesi dalla notte del 20 marzo 2016, quando in Spagna, sull’autostrada A7, un pullman carico di studenti stranieri dell’Erasmus di ritorno a Barcellona dopo una visita a Valencia, si schianta contro il guardrail: muoiono 13 studentesse tra i 18 ed i 25 anni. Sette di loro erano giovani italiane: Elena Maestrini, Francesca Bonello, Lucrezia Borghi, Valentina Gallo, Serena Saracino, Elisa Scarascia Mugnozza ed Elisa Valent.
Confermando l’errore umano, l’autista 62enne Santiago Rodigo Jimenez, chiede scusa, confermando ai soccorritori di essersi addormentato mentre era alla guida (salvo poi ritrattare tempo dopo): gli esami confermano che non aveva bevuto e non era sotto l’effetto di droghe. Ricoverato in ospedale per una contusione polmonare, è indagato per omicidio, ma per tre volte la magistratura spagnola decide di archiviare il procedimento per “mancanza di presupposti” nella riapertura delle indagini.
Da allora, le famiglie delle sette studentesse italiane hanno iniziato una lunga battaglia legale che proprio in queste ore sembra aver dato i primi risultati. Il ricorso presentato alla corte di Tarragona dagli avvocati che difendono i familiari è stato accolto: il processo finalmente ci sarà.
La notizia è arrivata attraverso una “stringata mail in spagnolo – come ha confermato Gabriele Maestrini, padre di una delle ragazze morte tre anni e mezzo fa – dice solo che il ricorso è stato accolto: non abbiamo altre notizie. Non vogliamo vendetta, il nostro unico obiettivo è quello di fare in modo che una tragedia del genere non accada mai più. Nostra figlia non ce la restituirà nessuno, quello che possiamo fare e far emergere le criticità che hanno portato alla tragedia”.