I parlamentari grillini, tutti, devono versare 300 euro al mese alla Casaleggio Associati per usufruire dei servizi della piattaforma online Rousseau, a fronte di non invidiabili servizi resi. Uno su cinque (61 su 330) hanno versato regolarmente la quota al figlio del cofondatore del Movimento5Stelle. "Non sarebbero in regola Giulia Grillo, Danilo Toninelli, Laura Castelli e la vice presidente del Senato Paola Taverna e, pare, anche Di Maio", scrivono i cronisti de "Il Giornale". La gestione di Rousseau non piace a tutti, molti tra i i grillini “morosi” non hanno eccessiva fiducia nel sistema, già sanzionato con una multa di 50 mila euro dal garante della privacy per la scarsa protezione dei dati sensibili. L'obbligo di servirsi di Rousseau, dove Davide Casaleggio, presidente e tesoriere dell'associazione Rousseau e socio fondatore del M5S, è contenuto nel “contratto” che lega gli eletti al partito. Gli ultimi dati sono di febbraio e mancano gli aggiornamenti di marzo e aprile.
"Confesso che da tre mesi non sto versando i 300 euro - dice a “Il Giornale” la deputata pentastellata Veronica Giannone - ho chiesto tante volte e invano spiegazioni sui problemi della piattaforma. Se poi è vero che ci sono fascicoli su di noi, perché è una cosa che mi fa incazzare". Poi: "I problemi sono noti - afferma il deputato Davide Galantino - ma preferisco rappresentarli internamente chiedendo la messa a norma. Sui versamenti dei 300 euro preferisco non dire nulla". Ma la senatrice dissidente Elena Fattori invece paga tutti i mesi la quota: "Con i 90mila euro al mese che paghiamo dovremmo avere una piattaforma del livello della Banca d'Italia, invece ci sono tanti problemi. E non è accettabile continuare con questa situazione di conflitto di interessi, non è un fatto personale, ma Casaleggio non può fare l'imprenditore e contemporaneamente avere i ruoli che ha nel Movimento. Io però preferisco continuare a pagare e pretendere che la situazione cambi". Con la collega Paola Nugnes è ancora in stato d’accusa per le votazioni in Senato contrarie alla linea. “La nuova classe dirigente grillina sembra meno disposta di quella della prima ora a subire certi soprusi e mette nel mirino Casaleggio. Un bel rebus per il Movimento”, conclude il Giornale.