C’è ben di peggio, sulle spalle del vicepremier Di Maio, rispetto al sondaggio della piattaforma Rousseau a cui si è sottoposto dopo la batosta delle europee. Ci sono due casi di aziende che si sono sentite libere di agire come e quando volevano, arrogandosi il diritto di chiudere da un giorno all’altro, senza che nessuno ne sapesse niente. Sono i casi della “Mercatone Uno”, a cui si è aggiunta qualche ora fa la “Whirlpool” di Napoli. Attenzione, non è una questione politica, almeno non questa volta, ma a questo punto di pura onestà intellettuale: dov’era Di Maio, ministro del lavoro e dello sviluppo economico? E poi, di seguito, dov’è finita l’Italia? Sulla prima domanda fioccano le risposte e le spiegazioni, anche se è chiaro che Gigi sia stato totalmente conquistato dalla missione di arginare il fiero pasto di Salvini, dalla campagna elettorale e dalle battaglie pentastellate che costeranno agli italiani lacrime e sangue, scordandosi di tutto il resto. Ma la seconda risposta, se questo ancora non bastasse a spiegare in che mani siamo finiti, è perfino peggiore: dimostra la scarsa considerazione che ormai aleggia su questo Paese, un nonnulla di burocrazia e populismi dove si parla tanto e ci si azzuffa per dei virgolettati o ad ogni nuovo barcone di migranti, ma dove nessuno è più in grado di accorgersi che 2.200 persone (1800 della Mercatone Uno e i restanti della Whirlpool), si ritrovano senza un lavoro da un giorno all’altro. E per aggiungere scherno alla beffa, lo vengono addirittura a sapere attraverso un messaggio sul cellulare. Strano? Per niente, se perfino al “Mise” di Di Maio, che in queste ore è sotto accusa per non avere controllato e monitorato situazioni che vacillavano da tempo, scoprono le chiusure soltanto dai telegiornali.
Ma non è finita qui, perché in canna è pronta un’altra mina anticarro chiamata “Auchan”: la catena della grande distribuzione è in rosso per un miliardo di euro. “Quanto basta per mettere in ginocchio 24.500 lavoratori in tutta Italia”, tuona Federcontribuenti. Lo scorso 13 maggio è stato sottoscritto un contratto preliminare per l’acquisizione da parte di Conad del pacchetto azionario di “Simply/Sma” e “Auchan SpA”: il primo incontro il 28 maggio al Mise, ma sul tavolo niente, nessun piano industriale e nessuna rassicurazione sulla garanzia dei posti di lavoro.
Di Maio, ricordano da più parti, non partecipa quasi mai ai tavoli delle crisi, preferisce navigare altrove. Lo dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, anche la vicenda FCA-Renault, l’importante fusione che porterebbe alla nascita del primo gruppo automobilistico al mondo. Macron ha detto la sua, esattamente come i politici giapponesi, mentre Gigi è afflitto dal solito torpore di chi si risveglia solo davanti alla lucina rossa delle telecamere e subito dopo torna nell’ombra. Vale lo stesso discorso per l’energia, le telecomunicazioni e il made in Italy, altri tre capitoli abbandonati a se stessi, lasciando campo libero agli stranieri che spolpano quel che resta di questo paese, certi che tanto nessuno si accorgerà di nulla, se non fino all’ora del telegiornale.