Di Marco Belletti
Nel 1912 Robert “Bobby” Dunbar era un bambino come tanti altri, sempre pronto a giocare e talvolta a scappare via dal controllo di padre e madre. Nato nell’aprile 1908 da Percy Dunbar e sua moglie Lessie, viveva con i genitori in Louisiana e, nell’agosto 1912, fece con loro una vacanza per pescare sul lago Swayze, non lontano da casa. Durante quel viaggio, il 23 agosto, Bobby scomparve. I genitori ovviamente ne denunciarono immediatamente la sparizione e il caso – visto che con il passare dei giorni Bobby non si trovava – assunse importanza federale, con tutte le forze pubbliche degli Stati Uniti a cercarlo e con i media pronti a divulgare ogni infondata supposizione o banale pettegolezzo.Furono necessari otto lunghi mesi di ricerche a livello nazionale affinché gli investigatori trovassero una traccia. Nello stato del Mississippi fermarono William Walters, un artigiano specializzato nell’accordatura e nella riparazione di pianoforti e organi. L’uomo stava viaggiando nel Mississippi con un bambino che sembrava corrispondere alla descrizione diffusa a suo tempo di Bobby Dunbar. Interrogato dalla polizia, Walters sostenne che il bambino era Charles “Bruce” Anderson – da tutti chiamato solamente Bruce – figlio di Julia Anderson, una donna che lavorava per la sua famiglia e che glielo aveva affidato. Nel dubbio, Walters fu arrestato e le autorità invitarono i Dunbar a recarsi in Mississippi per verificare se Bruce fosse davvero Bobby.
A questo proposito i resoconti dei fantasiosi giornalisti dell’epoca differiscono parecchio. Qualcuno affermò che non appena il bambino vide Lessie Dunbar abbia gridato “mamma!” per poi correrle incontro abbracciandola. Qualcun altro scrisse che il bambino era in lacrime e che la madre era molto incerta sul fatto che fosse suo figlio. Per altri, entrambi i genitori sollevarono dubbi sul fatto che fosse il loro Bobby, che nel frattempo era molto cambiato avendo compiuto 5 anni. Infine, ci fu anche chi scrisse che il presunto Bobby avesse immediatamente riconosciuto il fratello minore Alonzo Dunbar – chiamandolo per nome e baciandolo – e chi invece che i due bambini non mostrarono alcun segno di riconoscersi.
Solo il giorno dopo – dopo aver potuto fare il bagno a Bruce presunto Bobby – sembra che Lessie abbia affermato di aver riconosciuto alcune sue cicatrici e di essere certa che fosse davvero suo figlio. Tutti insieme tornarono così in Louisiana con un gran battage mediatico che celebrava il successo dei detective e il ritorno a casa di una famiglia riunita.
Sembrava che tutto fosse finito nel migliore dei modi per i Dunbar, ma pochi giorni dopo fu rintracciata Julia Anderson (madre di Bruce) che accorse in Mississippi e confermò la tesi di Walters – ovviamente in carcere in attesa di essere giudicato come rapitore – e giurando che il bambino era suo figlio. La donna lavorava come domestica per i genitori di Walters: affermò di avere affidato il figlio all’uomo per un viaggio di alcuni giorni per visitare alcuni parenti.
Ricominciarono i confronti, e così i Dunbar tornarono con il loro presunto figlio. Secondo i resoconti dei giornali, alla Anderson furono presentati numerosi bambini, compreso quello rivendicato dai Dunbar, che non riconobbe e dal quale non fu riconosciuta. Anche lei solo il giorno dopo, quando le fu permesso di spogliarlo, indicò Bobby come Bruce, ma i giornali avevano già diffuso l’informazione che non l’aveva riconosciuto e rincararono la dose divulgando la notizia che la donna aveva avuto tre figli (di cui due già morti) tutti al di fuori del matrimonio. Senza disponibilità di denaro e con l’opinione pubblica contraria, alla Anderson non restò altro da fare che rientrare a casa sua in Carolina del Nord.
Tornò in Louisiana per assistere e testimoniare durante il processo per rapimento contro Walters, sperando di riuscire a spingere la corte a credere che il bambino fosse suo figlio. In effetti, durante il processo furono numerosi i cittadini di Poplarville (Mississippi) che proclamarono l’innocenza di Walters, affermando che l’uomo e il bambino avevano trascorso parecchio tempo nella cittadina e che erano stati riconosciuti, qualcuno dichiarò anche di averli visti insieme prima del 23 agosto.
Nonostante queste testimonianze, la corte determinò che il bambino era figlio dei Dunbar e che quindi doveva trascorrere il resto della vita in Louisiana come Bobby Dunbar, mentre Walters fu condannato per rapimento.
Dopo aver trascorso due anni in carcere, Walters con l’aiuto dell’avvocato ottenne la revisione del processo e fu rilasciato. Morì nel 1945 e in seguito i nipoti affermarono spesso che si era sempre dichiarato innocente.
Julia Anderson si trasferì a Poplarville dove fu amichevolmente accolta dai cittadini, si rifece una vita, si risposò, ebbe altri sette figli e continuò a parlare spesso di quello “sequestrato” dai Dunbar. Nel 2008 una delle figlie della Anderson raccontò al programma radiofonico “This American Life” che nel 1944 era stata contattata da Bobby/Bruce, che era passato a trovarla e avevano parlato a lungo.
Gerald Dunbar, uno dei quattro figli avuti da Bobby, raccontò a sua volta che tornando da un viaggio in auto, la sua famiglia passò per Poplarville e suo padre disse “qui vivono le persone da cui sono venuti a prendermi”. Bobby Dunbar morì nel 1966 e qualche anno dopo una delle sue nipoti (Margaret Dunbar Cutright) indagò su quanto successo e – anche se la sua intenzione era quella di confermare che suo nonno fosse un Dunbar – la ricerca la portò a dubitare di questo fatto.
La risposta definitiva alla domanda se il bambino ritrovato era realmente Bobby arrivò nel 2004 quando Bob Dunbar Jr – figlio dell’uomo che per tutta la vita si chiamò Bobby Dunbar – si sottopose a un test per confrontare il suo DNA con quello del cugino (presunto), cioè il figlio di Alonzo che era certamente il fratello del vero Bobby. Dall’esame emerse che non c’era nessun grado di parentela tra i due uomini.
Attualmente la sorte del vero Bobby è sconosciuta, anche se la nipote Margaret Dunbar Cutright nel 2008 dichiarò che secondo lei il bambino molto probabilmente era caduto il giorno stesso della scomparsa (23 agosto 1912) nel lago Swayze ed era stato divorato da un alligatore.