“Welcome to Freedom”: l’agente immobiliare Ashley Scott prova a buttare lì un nome, mentre mostra i quasi 97 acri di terreno (40 ettari) che lei stessa, insieme a un gruppo di 19 famiglie di colore, hanno acquistato lo scorso agosto per 1,7 milioni di dollari. Delusi e spaventati dalla società americana, dagli scontri razziali e dalle violenze della polizia, vogliono creare dal nulla una cittadina che sia sicura, specie per gli afroamericani.
Il terreno si trova a est di Macon, contea di Wilkinson, in Georgia e il gruppo, spiegano, inizialmente non aveva pensato ad acquistare un terreno, ma cullava una visione molto chiara: individuare uno spazio sicuro per le loro famiglie. “Vorremmo essere in grado di creare una comunità fiorente, sicura, che dia spazio all’agricoltura e alle attività commerciali, in cui gli abitanti siano in grado di sostenersi a vicenda”.
Tutto è una conseguenza dei disordini che hanno preso piede nel Paese all’inizio di quest’anno, dopo le uccisioni di George Floyd e Breonna Taylor per mano della polizia: “Appoggiare la nostra gente che protesta per le strade è importante, per tenere alto il livello di attenzione sulle ingiustizie verso la gente di colore. Ma abbiamo sentito la necessità di creare un luogo nuovo, libero da tutto, dove poter essere di nuovo una tribù. Abbiamo mariti, figli e famiglie di colore, e non aveva più senso vivere in uno stato perenne di ansia quando qualcuno dei nostri familiari usciva di casa per andare a scuola o al lavoro: non era più vita”.
Il piccolo gruppo iniziale ha sparso la voce e raccontato ad amici, parenti e conoscenti cosa gli frullava nella mente, per vedere chi potesse essere interessato a unirsi a loro. Insieme, hanno creato la “Freedom Georgia Initiative” per gestire l’acquisto del terreno, e ora sperano di poter inaugurare presto “Freedom”, una nuova città su misura per gli afroamericani.
Tutto era partito da un annuncio di vendita dell’intera città di Toomsboro: “Una delle rarissime occasioni in cui è possibile acquistare un’intera città dotata di ogni tipo di edificio, tra cui una vecchia locanda, un mulino, un teatro, una scuola, un deposito ferroviario, un vecchio magazzino per il cotone, un ristorante, un barbiere, un mulino ad acqua e uno a macina, una stazione di servizio e diverse abitazioni”. Forse era uno scherzo, o qualcosa di peggio, ma Joyce Denson, sindaco di Toomsboro, si ritrova assediato da centinaia di telefonate che arrivano da ogni angolo d’America: New York, North Carolina, California. A tutti, pazientemente, il sindaco spiega che Toomsboro non è affatto in vendita, ma in compenso la comunità è pronta ad accogliere tutti.
Quando si scopre che l’annuncio era un falso, Ashley Scott si trasforma in un’immobiliarista mettendosi alla ricerca di un terreno nella zona, fin quando si imbatte in 97 acri in vendita a poca distanza da Toomsboro.
L’idea di Freedom non è nuova: l’unione di forze e risorse per creare un’economia cooperativa non è affatto una novità, soprattutto nelle zone rurali degli Stati Uniti e nelle comunità afroamericane. “L’America ha una lunga storia di creazione di città comuni – racconta Jessica Gordon Nembhard, autrice di saggi e professore di giustizia comunitaria al John Jay College - di recente abbiamo istituito un fondo fiduciario che assegna la proprietà ufficiale del terreno all’intera comunità”.
Hobson City, in Alabama, è stata la prima città interamente nera dello Stato, fondata nel 1899 dopo la cacciata degli afroamericani dalle città vicine. Uno dei primi comuni interamente neri è stato Mound Bayou, nel Delta del Mississippi, voluta da ex schiavi dopo la guerra civile.
“Quasi tutte le società che hanno vissuto i secoli della schiavitù, hanno assistito alla nascita di cittadine autonome in cui si tende a creare uno spazio che non ammette alcuna forma di discriminazione razziale.
Quando la notizia del terreno su cui sorgerà Freedom si è sparsa, in tanti hanno chiesto il motivo di voler creare una comunità all black. “È impossibile pensare a qualcosa di esclusivamente nero perché le nostre famiglie sono perfettamente integrate e noi vogliamo essere diversi dal resto, tolleranti, diversificati e aperti anche ai bianchi, purché disposti al pieno rispetto della gente di colore”.
Sperano di crescere nel giro di pochi anni, sognando ad occhi aperti che Freedom possa diventare una città pienamente operativa e autosufficiente segnata presto sulle mappe dello Stato. “Il pensiero di poter tramandare questa terra ai figli delle 19 famiglie che l’hanno acquistata, è un’eredità morale che non ha prezzo”.