Mentre il mondo dell’aviazione civile e del turismo lottano strenuamente per rimanere a galla, con le compagnie aeree che accusano autentiche emorragie di denaro, ha colpito tutti l’annuncio della nascita della “MOM Air”, una compagnia nuova di zecca che presto collegherà l’Islanda a entrambe le sponde dell’Atlantico.
Qualcosa di strano c’era: la livrea degli aerei e il logo somigliavano a quelle della “WOW Air”, compagnia islandese finita in bancarotta lo scorso anno, ma a far scordare tutto erano stati i dettagli: collegamenti quotidiani tra l’Europa e il Nord America con voli regolari da Londra, Parigi e Berlino da e verso Boston e Toronto.
Il tutto a prezzi promessi come stracciatissimi, anche se applicando politiche di bordo perfino più drastiche di compagnie come la “Ryan Air”: bagaglio, Wi-Fi, carta igienica, sapone e persino i giubbotti di salvataggio andavano considerati come costo a parte. In compenso, la MOM Air nasceva prevedendo addirittura i “Covid Flights”, voli riservati a chi è risultato positivo al test o ha già avuto la malattia, resi possibili dalla presenza di personale di bordo che aveva sviluppato gli anticorpi.
Sembrava una bufala, ma nei giorni successivi una pubblicità martellante ha continuato a raccontare offerte mai viste prima, come l’offerta di due posti gratuiti su ogni volo, la richiesta di pagamento solo due giorni prima del decollo, la cancellazione senza alcuna penale e i posti in standby a bassissimo costo. Per finire in bellezza con un colpo alla parità di genere (la MOM Air assicura di impiegare lo stesso numero di uomini e donne) e all’ecologia (vogliamo proteggere l’ambiente al meglio delle nostre possibilità) attraverso la compensazione delle emissioni di anidride carbonica, l’utilizzo di materiali riciclati e la completa eliminazione della carta.
Il risultato? Poco meno di 10.000 follower su Instagram e 6.000 richieste di prenotazione in sole due settimane, prima ancora che la compagnia aerea avesse annunciato nel dettaglio date e prezzi.
Poi, è arrivata la verità: il CEO di MOM Air, Oddur Eysteinn Friðriksson, soprannominato “Odee”, è un artista. E il progetto è stato quello di “mostrare esattamente quanto sia possibile mettere sottosopra i mercati inviando qualche comunicato stampa e mettendo in pratica un minimo di marketing”.
In realtà, Odee aveva in mente di portare avanti il progetto per più tempo, ma la morbosa attenzione che ha ricevuto la MOM Air era ormai diventata troppo stressante, costringendolo a rivelare dopo soli 15 giorni che si trattava di un progetto artistico. “È stato piuttosto impegnativo: ho ricevuto 6.000 prenotazioni, 200 reclami e due commenti al minuto sui social media. Cercavo di stare al passo con tutto e di far sembrare che ci fosse un sacco di gente che lavorava in azienda, ma ad un certo punto la situazione è diventata ingestibile”.
Alla conferenza stampa di presentazione, Friðriksson - figlio di un esperto di marketing - ha affermato che i due posti liberi su ogni volo erano un veicolo per aumentare la consapevolezza del brand, ma con la certezza che la compagnia aerea non avrebbe perso soldi, perché i destinatari avrebbero avuto l’obbligo di acquistare il volo di ritorno, con tutti gli extra obbligatori.
Quando la beffa artistica è stata svelata, qualcuno si è chiesto se potesse essere davvero questo il destino delle compagnie lowcost. Secondo Paul Simmons, direttore esecutivo di “Blue Islands”, alcune delle “politiche” di MOM Air non erano affatto malvagie. “L’idea dei due posti gratuiti su ogni volo potrebbe avere un senso per consacrare l’azienda: in fondo, la maggior parte delle compagnie aeree low cost ha una percentuale di carico del 95%, quindi i posti liberi ci sarebbero, e senza rinunce”.
A incuriosire è stata anche un’altra idea: invece di pagare le commissioni ai siti di agenzie di viaggio online, l’idea della MOM Air era che gli hotel avrebbero contribuito al volo dei passeggeri diretti verso le loro strutture. “Irrealizzabile, e perfino illegale, al contrario, l’annuncio di far pagare i giubbotti di salvataggio e il rotolo di carta igienica. I minimi legali - tra cui un bicchiere d’acqua, sapone e articoli da toilette - sono stabiliti da norme e regolamenti internazionali”.