Un giovane uomo molto attento alle innovazioni digitali, scelto al posto di un 61 enne della scuola hard boiled, formatosi negli anni '90 e oltre. Umberto La Rocca, come nei giorni di Lehman-Brother, una mattina di buon ora è venuto a prendersi le sue cose nella redazione del Corriere Torino, non distante da via Roma, poi ha salutato i fedelissimi e se ne è andato. Ex Messaggero, ex Stampa, ex Secolo XIX, silurato ai tempi della nascita di "Gedi" nel 2014, sembrava avesse trovato un trampolino di rilancio nel Corriere. Un uomo che amava difendere la sua visione, secondo lui, di un giornalismo non prono ai "poteri forti" senza mai convincere del tutto gli scettici. Non solo questo - ma anche altro - come una confusa linea politica a volta pro qualcuno a volte contro tutti o quasi, avrebbe convinto Cairo a chiudergli la porta. Poi gli echi di liti furibonde, di colleghi che hanno scelto di lasciare Torino per non lavorare più con lui, considerato con un carattare non facile, con cui era difficile costruire uno spirito di team, ma non tutti sono d'accordo. I giovani della redazione, anche i grafici e le grafiche, hanno lavorato con quest'uomo, con cui la mediazione non sempre era facile di sicuro, imparando molto, cose che oggi non si insegnano neanche più. E' chiaro che i vertici milanesi del Corsera erano alla fine ben consapevoli comunque di un quadro complicato. E certe rappresentazioni - vere o false - non sono in linea con la tradizione gloriosa, e molto british, di via Solferino.