Dopo che il vicepremier Matteo Salvini ha fermato i grillini decisi a bloccare i bandi della Tav che scadono lunedì, sui suoi profili Facebook sono piovute fortissime critiche da presunti sostenitori o ex alleati. Il tono era sorprendentemente eguale, monocorde: “Traditore, rinneghi il contratto di governo, Di Maio ti ha aiutato e tu lo pugnali”, etc. E guarda caso l’house organ di un noto movimento populista punta proprio sulla “rivolta” web per dire che ora “Salvini ha paura”. Noi abbiamo perso un po’ di ore, senza pregiudizi o condizionamenti ideologici, come direbbe il premier Conte, per analizzare i profili facebook di decine di “contestatori” della linea intransigente del vice premier deciso a salvare la Tav. Il pensiero corre subito a recenti indagini in Usa ma non solo, sulle “fabbriche” di trolls, di finti profili mobilitati per sostenere di volta in volta campane No Vax, fake news di natura politica e condizionare le elezioni in quasi tutti gli angoli del mondo. Gli esperti web di Salvini, di sicuro, stanno già identificando i segni di un’offensiva mirata, con lo scopo evidente di contrastare una linea politica.
Alcuni profili riportano la foto di uomini e donne qualunque, di varie età. Lo sfondo è anonimo. Non compaiono né strade, né auto, né qualcosa che possa indicare il luogo in cui sono state scattate. Nel settore foto non c’è nulla o quasi di personale: solo foto generiche di film, star della musica, disegni fantasy. La pagina vera e propria è strutturata su temi politici, in genere compulsivamente collegati al blog di un movimento politico determinato. Un coro di consensi entusiastici. Abbiamo controllato chi lascia i like. Molto spesso riconducono ad altri profili sospetti, in una specie di catena di Sant’Antonio. Alcuni non portano alcun segnale di vita da anni, altri invece sono strutturati in modo più credibile: nella galleria delle foto compaiono scene familiari, molto riconducibili a stati esteri, in generale gli Usa, quando è possibile individuare dei dettagli. Ma fa specie che una famigliola americana si interessi tanto alle esternazioni di un leader, per quanto molto spettacolare, o a qualche altro esponente politico della stessa area. C’è poi un altro segmento: quello degli irriducibili. Magari, in teoria, è pure possibile che in tempi come questi la passione politica spinga qualcuno a creare un profilo social con il solo esclusivo scopo di rilanciare piattaforme a tema, tanto per esempio, sul reddito di cittadinanza, oppure il blog del solito partito o glorificare le imprese di questo o di quello. In questo caso ci sono nomi e cognomi che (forse) corrispondono davvero a persone reali. Ma il loro tempismo è soprprendente: si innescano nei profili dove si fa accenno, per esempio, alla Tav e lo tempestano di link e commenti spesso offensivi nei confronti di chi ha un parere contrario al loro. Subito dopo, altri personaggi (che si impara a conoscere navigando nei social con un minimo di attenzione), sempre le stesse facce o loghi, arrivano a dare manforte, replicando il concetto sempre o più o meno con le stesse identiche parole. Interessante analizzare i profili sotto l’aspetto delle immagini. I contestatori di Salvini, per esempio, in base alle foto sono tra i 30 e i 50 anni; hanno un aspetto totalmente anonimo, sorridenti, vestiti casual, niente di vistoso. Alla voce “informazioni” spesso non c’è niente. Gli amici sono poche decine o anche meno, e tutti - evidentemente - delle stesse idee, poiché le loro pagine rimbalzano gli stessi temi, postati in base alla data. Pare strano che tutti costoro non abbiano un momento di vita sociale che non riguardi la politica, il sostegno fideistico alla povera e onesta sindaca “perseguitata” o a un grande ministro minacciato e irriso dai “poteri forti”. Molto singolare. Viene il sospetto che una manina li abbia creati per scatenarli sui social quando serve per sostenere o affassare un disegno politico. Senza andare troppo lontano, è accaduto per la Brexit, per le elezioni di Trump e in molte altre occasioni politiche e di marketing. Provare a fare una piccola indagine per conto proprio non costa niente, se non un po’ di tempo. Tra l’altro è anche divertente scoprire come è facile inventare fantasmi digitali, fanatici e così meccanicamente aggressivi.