di DAVIDE RICCARDO ROMANO
Il calvario di Asia Bibi, questa donna perseguitata perché cristiana sembra avere avuto termine. Dopo quasi 10 anni di carcere, è finalmente libera. Anni di vita che non le saranno restituiti. Ma si può considerare fortunata, visto che almeno lei è finita al centro dell'attenzione dei media. Tanti altri cristiani non hanno avuto questa fortuna, e sono finiti stritolati dagli ingranaggi di Stati che opprimono la cristianità in nome di una religione superiore. Dunque oggi sì, festeggiamo Asia. Ma non dimentichiamo che lei è "solo" un simbolo, e per una che viene salvata ce ne sono cento che finiscono nel dimenticatoio della cronaca e della storia, di cui non sapremo neppure l'esistenza e la sofferenza. Lei ha avuto il coraggio di rifiutare un'assoluzione offertale da un giudice pachistano nel caso si fosse convertita all'islam. Questo ci deve fare sentire piccoli piccoli, di fronte a tanto coraggio. Così come dobbiamo ricordare l'eroismo dei cristiani e dei musulmani che sono morti per lei: il 4 gennaio 2011 è stato assassinato il governatore musulmano del Punjab, Salman Taseer, che aveva definito quella sulla blasfemia una “legge nera” da cambiare. Il 2 marzo 2011 è stato invece crivellato di colpi il ministro cattolico per le Minoranze Shahbaz Bhatti, che si era detto disposto a morire pur di ottenere il rilascio di Asia Bibi e la modifica della legge sulla blasfemia. Il fanatismo islamico non fa differenze, uccide tutti coloro che non si accodano al suo verbo. E oggi in Pakistan essere cristiano o essere un musulmano che vuole cancellare la legge sulla blasfemia è un pericolo. Tutto questo mi fa pensare a quanto vuoti siano quei politici che si dicono cattolici ma voltano le spalle di fronte alle tante Asia Bibi, così come lo sono i sedicenti laici sempre pronti a difendere la libertà di parola contro la Chiesa ma mai quella contro l'islam fanatico. In entrambi i casi, quando si parla di persecuzione dei cristiani, costoro perdono tutta la loro verve "idealista". Come ci appaiono piccoli, di fronte a una grande donna come Asia Bibi.