L’imbarazzo è palpabile: il celebre mantra grillino, “onestà onestà” è diventato una sorta di boomerang che si è abbattuto sul Campidoglio di Roma, colpendo con violenza la sindaca Virginia Raggi. È un momento delicatissimo: proprio Roma, insieme a Torino, doveva essere il manifesto della perfezione pentastellata, di un modo specchiato di intendere la cosa pubblica e di ripulire la Capitale d’Italia dal polipo della corruzione. Dal 19 giugno del 2016, quando è stata eletta, Virginia ne ha viste di tutti i colori: 9 assessori cambiati, un record, inchieste giudiziarie che finora l’hanno solo sfiorata, e ora forse la peggiore di tutte, l’arresto di Marcello De Vito, l’incorruttibile, e l’indagine a carico di Daniele Frongia, il suo vice e più che altro fedelissimo.
La barca inizia a fare acqua da tutte le parti, e se Di Maio ha tentato il tappo alla falla in tempi record con l’espulsione dal Movimento di De Vito, ben poco ha potuto fare con Frongia, se non allargare le braccia.
Secondo qualcuno, fra i pentastellati romani – ormai privi di verginità da vantare - circola con insistenza l’idea di togliere il simbolo alla Raggi, tentazione che avevano già avuto nel dicembre del 2016, dopo l’arresto dell’altro ex braccio destro, Raffaele Marra. I motivi sarebbero più d’uno, a cominciare dalla difficoltà oggettiva di salvare la Raggi dalle responsabilità politiche sul caso De Vito, visto che Virginia ha dato l’ok al progetto incriminato, ma anche perché – andando sul pratico – toglierla dagli impicci creati dai suoi collaboratori sta diventando un mestiere fastidioso.
Circolano voci secondo cui la sindaca sarebbe pronta a gettare la spugna, provata da 1000 giorni che non dimenticherà facilmente, anche se ad un passo dalle europee pensare di sostituirla in corsa può essere deleterio. Per togliersi dall’impasse e frenare l’emorragia di consensi che ormai sembra inarrestabile (dati alla mano), i cinque stelle starebbero pensando ad una “Lista Conte” a cui agganciarsi. Ma è chiaro a tutti, dentro e fuori, che il giocattolo inizia a rompersi.