Da giorni circolavano notizie inquietanti sul destino di Julian Assange, il fondatore di “WikiLeaks”, dal 2012 ospitato presso l’ambasciata londinese dell’Ecuador, dove si trova per fuggire al mandato di arresto della corte di Westminster, da cui era riuscito a dileguarsi sfruttando la libertà su cauzione.
Questa mattina, secondo quanto riferito dai maggiori organi di stampa inglesi, Assange è stato arrestato dalla polizia, appena il governo ecuadoriano gli ha revocato ufficialmente l’asilo politico. L’attivista e giornalista di origine australiana, classe 1971, si troverebbe attualmente in custodia presso Scotland Yard, nell’attesa di essere ascoltato dai magistrati. La conferma ufficiale dell’arresto è arrivata da Sajid Javid, ministro dell’interno britannico: “Possono confermare che Julian Assange, 7 anni dopo essere entrato nell’ambasciata ecuadoriana, si trova sotto custodia della polizia, per affrontare la giustizia del Regno Unito. Voglio ringraziare l’ambasciata dell’Ecuador per la sua cooperazione la polizia per la professionalità: nessuno è al di sopra della legge”.
La notizia della revoca del diritto di asilo, anticipata da WikiLeaks la scorsa settimana era nell’aria dopo l’annuncio del governo ecuadoriano di voler “riesaminare il caso” su espressa richiesta del nuovo presidente Lenin Moreno, che non ha mai nascoso di aver mal digerito l’ospitalità concessa ad Assange dal suo predecessore, Rafael Correa.
Nei giorni scorsi il fondatore di WikiLeaks, reso celebre nel 2010 dalla divulgazione di 251mila documenti riservati, aveva denunciato attraverso il suo avvocato di essere al centro di un caso di spionaggio: sarebbe stato spiato di giorno di notte, documentando con video e audio i suoi incontri privati e perfino le sue visite mediche di controllo o i colloqui con i suoi legali. Una mole di materiale che sarebbe finita nelle mani di personaggi non meglio identificati che ora sarebbero pronti a vendere al miglior offerente ogni cosa, a meno di non ricevere un riscatto di 3 milioni di euro.