La stessa prima pagina per tutti, censurata con un pennarello nero. È la sorpresa che questa mattina i lettori australiani sono trovati acquistando alcuni fra i maggiori e più diffusi quotidiani. Una clamorosa forma di protesta che sta facendo il giro del mondo, architettata dai media per chiedere pubblicamente una maggiore libertà di stampa.
L’iniziativa nasce in segno di protesta per la perquisizione a cui era stata sottoposta l’abitazione di Annika Smethurst, una giornalista del “Sunday Telegraph” e la redazione della “ABC”, testata televisiva di proprietà della “News Corp” di Sydney (di proprietà dell’imprenditore Robert Murdoch), due provvedimenti secondo le autorità motivati da un mandato a carico di due giornalisti e del direttore dell’emittente. La giornalista del Daily Telegraph per un’inchiesta del 2017 che aveva rivelato un piano di servizi segreti per spiare email, sms e registri bancari degli australiani senza il loro consenso, e il Sunday Telegraph, perché attraverso alcuni casi di omicidi mai chiariti avvenuti in Afghanistan, aveva svelato i crimini di guerra delle forze speciali australiane. Una misura repressiva ufficialmente presa in applicazione “delle leggi sulla sicurezza nazionale”, per raccogliere documenti che avrebbero potuto mettere in imbarazzo il governo.
La clamorosa protesta, ideata dal sindacato dei giornalisti “Media Entertainment and Arts Alliance” a cui hanno aderito i quotidiani, è nata dalla decisione di unirsi per far sentire con più forza la propria voce, ed è stata accompagnata da “The Right to Know” (il diritto di sapere), una campagna televisiva di grande impatto che chiede “Quando il governo nasconde la verità, cosa nasconde?”. La campagna, che è partita ricordando alcune inchieste giornalistiche che hanno portato all’apertura di una commissione d’inchiesta sulle banche e una sul sistema delle cure agli anziani, chiede sei riforme urgenti per garantire la libertà d’informazione attraverso la possibilità per le testate di impugnare i mandati di perquisizione, protezione per i “whistleblower” e una maggior autonomia decisionale per i media, che devono sentirsi liberi di divulgare anche le notizie più scomode senza timori di rappresaglie.
“Abbiamo sempre creduto nella libertà di stampa, e siamo anche convinti che nessuno è al di sopra della legge”, si è affrettato a commentare il premier Malcon Turnbull, chiedendo anche ad una commissione parlamentare di indagare sui poteri dell’intelligence e sulla libertà di informazione, per riferire in Parlamento entro il mese di novembre.