Julian Assange, il giornalista che nel 2010 mise in forte imbarazzo governi, diplomazie, istituzioni e colossi divulgando oltre 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali segreti e confidenziali, è diventato il protagonista di un caso di spionaggio che questa volta vede lui stesso come protagonista. Rifugiato nel consolato londinese dell’Ecuador dal 2012, dopo essere scampato per un soffio alla richiesta di estradizione, sarebbe stato spiato di giorno di notte, documentando con video, audio e documenti i suoi incontri e perfino le sue visite mediche di controllo o i colloqui con i suoi legali. Una mole di materiale che – non è chiaro per quale motivo - sarebbe finita nelle mani di personaggi non meglio identificati che ora sarebbero pronti a vendere al miglior offerente ogni cosa, a meno di non ricevere un riscatto di 3 milioni di euro.
A renderlo noto è la giornalista islandese Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di “WikiLeaks”, aggiungendo che sul caso è già al lavoro una squadra di investigatori dell’Onu. Una rivelazione che pare abbia gettato ancora più nello sconforto Assange, costretto a vivere da solo e dallo scorso anno zittito a forza su qualsiasi commento su fatti di politica internazionale, pena l’espulsione immediata. Dal consolato Una decisione voluta dal nuovo presidente ecuadoriano Lenin Moreno, che pare anche su pressione americana non ha mai digerito l’ospitalità ad Assange concessa dal suo predecessore, Rafael Correa. A ribadirlo, a chiare lettere, è stato l’ex console ecuadoriano a Londra, Fidel Narvarez: “Con il nuovo governo, l’Ecuador non protegge più Julian Assange: ormai il suo destino è solo nelle mani dell’opinione pubblica e della solidarietà”.
Si profila quindi un’espulsione per il fondatore di WikiLeaks, che sarebbe seguita dall’arresto da parte delle autorità inglesi e ad un braccio di ferro per l’estradizione negli Stati Uniti dove, secondo la legale di Assange, sarebbe pronto un mandato di arresto attualmente coperto da segreto.