Lo chiamano “il pazzo dai capelli gialli” e per migliaia di iraniani scesi in strada è Donald Trump il primo a dover pagare per la morte del generale Qasem Soleimani. Il resto del mondo assiste con apprensione all’inasprirsi di parole e minacce, perché l’assassinio del secondo uomo più potente dell’Iran si sta trasformando in un’escalation di tensione tra i due Paesi, con il timore diffuso che le cose possano degenerare in un conflitto di portata mondiale.
Un video pubblicato dal sito di notizie iraniano Akharinkhabar mostra le immagini della folla che marcia per protestare contro l’omicidio del generale, li guida una voce maschile attraverso un microfono: “A nome di tutto il popolo iraniano, degli 80 milioni di iraniani: se ognuno di noi mette da parte 1 dollaro, possiamo raggiungere gli 80 milioni di dollari. E siamo pronti a dare questa montagna di soldi come ricompensa a chiunque sia in grado di portarci la testa di chi ha ordinato l’assassinio del generale Soleimani. Chiunque ci consegnerà la testa del pazzo dai capelli gialli riceverà come ricompensa 80 milioni di dollari a nome della grande nazione iraniana”. Dalla folla si leva un ruggito di approvazione.
È solo un esempio delle minacce di una probabile rappresaglia iraniana, con sempre più esponenti politici che giurano pubblicamente di voler sferrare un attacco violento al governo degli Stati Uniti. Poche ore dopo che Teheran ha annunciato il ritiro dagli impegni antinucleari, il deputato Hardline Abolfazl Abutorabi ha avvertito che l’esercito iraniano dispone delle tecnologie per attaccare il suolo americano: “Possiamo arrivare alla Casa Bianca, possiamo rispondere sulla loro terra. Abbiamo il potere e, se Dio vorrà, risponderemo al momento opportuno. Questa è una dichiarazione di guerra: chi esita ha perso”.