È una scena da film dell’orrore, quella che si è trovato davanti un runner che di buon mattino si stava allenando sulla spiaggia di Myleston, nel New South Wales, in Australia. Sul bagnasciuga, l’uomo ha visto e riconosciuto “una gamba umana che indossava una muta nera”. L’allarme è scattato immediatamente e la polizia ha isolato la zona alla ricerca di altri indizi che possano portare a identificare la povera vittima. Dal poco che trapela si tratterebbe di un uomo, un surfista, un nuotatore o un sub attaccato e ucciso da uno dei tanti squali che infestano le acque della zona, anche se i casi di attacco verso esseri umani registrati sono molto rari. A complicare la ricostruzione dell’accaduto due dettagli: l’arto sarebbe rimasto in acqua per parecchio tempo e potrebbe aver viaggiato sull’oceano per centinaia di chilometri prima di finire sulla spiaggia di Myleston.
La scientifica forense sta analizzando i resti nella speranza di ottenere quante più informazioni possibili sull’identità dell’uomo, compresa la data approssimativa della morte e se possibile il luogo da dove l’uomo era partito. Risposte per nulla semplici, a cui servirà Si lavora anche attraverso un controllo incrociato delle denunce di scomparsa.
Il caso ha messo in allarme tutte le spiagge della zona: l’ultimo attacco mortale risale a più di 80 anni fa, quando un enorme esemplare di squalo bianco uccise un bagnante a pochi metri dalla riva.