Il rapporto stilato dall’organizzazione giuridica “Redfern Legal Center” è diventato un caso che ha gettato nello sconcerto in tutta l’Australia. Secondi i dati, filtrati attraverso i rapporti ufficiali, tra il 2016 ed il 2019 ben 122 fra bambine e ragazze di età compresa tra i 12 e i 17 anni sono state obbligate a spogliarsi per perquisizioni volute dalla polizia del Nuovo Galles. Numeri che diventano ancora più imbarazzanti se si tolgono i limiti di età, dimostrando che lo stesso trattamento è stato riservato quasi 4.000 donne e ragazze di ogni età, ufficialmente perquisite alla ricerca di sostanze stupefacenti.
Un caso che si è trasformato in un macigno sull’operato della polizia, per legge autorizzata ad effettuare perquisizioni corporali che necessitano di togliere i vestiti agli adulti solo quando è ritenuto strettamente necessario. Gli agenti hanno la facoltà di richiedere a bambini di età compresa tra 10 e 18 anni di togliersi i vestiti solo se in presenza di un genitore o un tutore.
David Elliott, ministro dell’interno del Nuovo Galles, tentando di smorzare l’inevitabile ondata di polemiche contro la polizia che infuria da settimane, ha affermato che “Purtroppo ci sono stati casi di bambini di 10 anni sospettati di attività terroristiche”. Ma Samantha Lee, a capo della commissione d’indagine interna della polizia, lo ha subito smentito, affermando che dai verbali della maggior parte dei casi, le prove e i sospetti erano del tutto insufficienti per arrivare a tanto: “La legge dovrebbe essere cambiata per proibire la perquisizione corporale sui bambini senza un preciso ordine del tribunale. Al momento, capita che ragazzine di 12 o 13 anni siano portate dalla polizia in uno strano posto dove qualcuno ordina loro di togliersi i vestiti”.
Il ministro Elliot ha replicato a sua volta, dicendo che un terzo delle persone perquisite è risultato colpevole di aver commesso un reato: “Se un figlio facesse parte di quel 34%, penso che chiunque sarebbe contento di sapere che la polizia l’ha scoperto e quindi salvato”.
Ma ben prima che le statistiche fossero pubblicate, sulla polizia del Nuovo Galles circolavano aspre critiche su metodi d’indagine non sempre ortodossi. Vicki Sentas, docente di diritto all’Università del New South Wales, è convinta che l’obbligo di far spogliare giovani donne non sia solo umiliante, ma anche illegale. Qualche mese fa, la “Law Enforcement Conduct Commission” ha aperto un’inchiesta dopo la denuncia di una 16enne fermata e obbligata a denudarsi dalla polizia durante un festival musicale. Nell’udienza in tribunale, la giovane ha raccontato di essere stata obbligata a spogliarsi totalmente e di accovacciarsi di fronte ad un agente di polizia: “Non potevo credere che questo stesse accadendo davvero: non riuscivo a smettere di piangere”.