di Marco Belletti
In Sud Africa e in Namibia erano definiti “bantustan” quei territori (chiamati homeland in inglese) destinati alla segregazione delle etnie nere da parte del governo sudafricano all’epoca dell’apartheid. Si tratta di zone decisamente degradate e senza regole i cui abitanti - abbandonati a loro stessi dalla società - hanno spesso una totale mancanza di senso civico, nessun rispetto per le regole e soprattutto sono stati angariati per lunghi anni dal governo razzista.
Il QwaQwa è uno di questi territori: dal 1974 è stato riunito al SudAfrica come entità autonoma e ancora oggi la popolazione è povera e con ben poche prospettive di migliorare il proprio tenore di vita. È in questo territorio e in questo sistema degradato e con poche speranze di cambiamento che a partire da dicembre due fratelli di 15 e 19 anni hanno abusato per settimane della loro bisnonna di 96 anni. Sono stati ufficialmente accusati di violenza sessuale solo alcuni giorni fa, da quando la famiglia ha finalmente denunciato gli abusi.
È stato un medico a scoprire che la povera bisnonna aveva subito ripetute violenze, informando la famiglia. Scoprire i colpevoli è stato questione di un attimo, ma i parenti dei protagonisti di questa brutta storia hanno deciso di non denunciare i due ragazzi, richiamandoli all’ordine senza tuttavia consegnarli alle autorità. Ma la libidine dei due giovani non ha consentito loro di trattenersi e così gli abusi sono continuati e ai familiari non è restato altro da fare che far incriminare i giovani per imporre loro di smettere.
Prima che la polizia potesse arrestarli, i due fratelli sono scappati e per alcuni giorni non si sono fatti trovare, per poi decidere di consegnarsi di loro spontanea volontà alle autorità. Ora li aspetta un processo e una pena che si suppone severa. Sperando non siano condannati a svolgere attività socialmente utili, magari come assistenti in una casa di riposo per anziani…