Ufficialmente, la Corea del Nord è uno dei pochissimi Paesi al mondo ad essere rimasto immune dal contagio di coronavirus. Ufficialmente, perché da tempo i massimi esperti internazionali ripetono che non è tecnicamente possibile, vista la vicinanza e gli scambi commerciali continui con la vicinissima Cina e i cugini sudcoreani, due fra i Paesi più colpiti.
Ma la ragion di stato non ci sente: Kim Jong-un continua a ripetere che nessun caso di coronavirus è stato registrato all’interno dei confini nazionali, una vera oasi di pace in mezzo all’inferno.
Stride un po’ con le dichiarazioni di salute ottima la decisione improvvisa di far costruire in tempi record un nuovo ospedale nel cuore di Pyongyang, che secondo le intelligence servirà per curare le centinaia di soldati nordcoreani colpiti dal coronavirus. Ufficialmente, ancora una volta, il piccolo leader ha spiegato in una nota che il progetto del nuovo nosocomio, già deciso mesi fa, è stato voluto per celebrare i 75 anni dalla fondazione del partito. Ma dimentica di aggiungere in che modo un ospedale sia utile alle celebrazioni.
Kim Jong-un, pur non ammettendo direttamente la pandemia, ha ammesso che il Paese ha sempre affrontato a modo proprio le “situazioni interne ed esterne più difficili”, aggiungendo che è “urgente migliorare la salute della popolazione: le condizioni sono pessime e molte difficoltà ci attendono”. Ha inoltre chiesto che la struttura sia pronta “prima possibile”.
Le foto della cerimonia di inaugurazione mostrano che l’ospedale sarà costruito vicino al monumento della Fondazione del Partito dei Lavoratori, non distante dal fiume Taedong.
Secondo il generale Robert Abrams, comandante delle forze armate americane dispiegate in Corea, ha affermato che è improbabile che il regno eremita sia libero dal contagio: “È una nazione chiusa, quindi non possiamo affermare con certezza che abbiano dei casi, ma siamo abbastanza certi che sia così”. Una fonte dell’esercito riferito al “Daily NK” che 180 soldati risultano contagiati dal virus e altri 3.700 sono in quarantena.