Quando il personale medico del porto di Yokohama, in Giappone, ha fatto diffondere l’annuncio agli altoparlanti della “Diamond Princess”, sui 3.711 ospiti è calato il silenzio. Per 10 di loro gli esami avevano dato esito positivo, avevano contratto il coronavirus: sono stati trasportati in ospedale per le cure, ma per tutti gli altri è iniziato l’incubo di sentirsi appestati che nessuno vuole.
E dalle notizie che filtrano, a bordo sale la tensione: David Abel, un passeggero inglese che viaggia insieme alla moglie Sally, ha accusato alcuni dei suoi compagni di bordo di aver aumentato il rischio di infezione, infischiandosene delle misure igieniche imposte dall’equipaggio: “Ho visto un turista americano soffiarsi il naso in un tovagliolo che poi ha tranquillamente lasciato sul tavolo da pranzo: è da incoscienti, visto che non è ancora chiaro come si diffonde il virus. Lo sforzo immenso del personale, che pulisce e disinfetta costantemente le aree pubbliche, i corrimano e le maniglie delle porte, finisce per non servire a niente”.
Il turista inglese ha anche parlato di cibo razionato, niente alcol e divieto assoluto di passeggiare lungo ponti e corridoi: tutti confinati nelle cabine fino a nuovo ordine. “Nessuno è in grado di prenotare i voli di ritorno perché non abbiamo idea di quando la quarantena sarà abolita: tutta la nave è in quarantena, siamo in mezzo alla baia, nessuno può salire o scendere”.
La nave ha lasciato la baia di Yokohama ed è tornata in mare aperto, mentre il comandante faceva appello all’equipaggio e i passeggeri, provenienti da 56 paesi, perché sia data piena collaborazione alle le autorità, e ha dichiarato di ritenere che la quarantena durerà circa 14 giorni, il periodo di incubazione massimo stimato per il virus.
È andata meglio ad altri passeggeri pronti a salpare su altre navi: la “Carnival’s Princess Cruises Japan” ha annullato ogni partenza dal Giappone.