Dopo le scuse dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ammette di aver sottovalutato la pericolosità del coronavirus Wuhan, un’inchiesta del “New York Times” svela un altro risvolto inquietante: mentre le autorità sanitarie cinesi, temendo ripercussioni internazionali, il 31 dicembre scorso hanno avvisato l’OMS dell’esistenza di un nuovo virus che iniziava a preoccupare, buona parte dei cinesi è rimasta all’oscuro di tutto.
Una censura passata attraverso i media e il web, svelata da diverse testimonianze, che ha reso vulnerabile la popolazione e ritardato il possibile contenimento dell’epidemia. Anzi, mentre i primi casi colpivano paesi diversi, la Cina confermava addirittura di aver circoscritto l’epidemia, esaltando una capacità di reazione di fronte alle emergenze che da altre parti si sognano. Non era così.
Parzialmente, Zhou Xianwang, sindaco di Wuhan, ha ammesso di non aver ricevuto alcuna autorizzazione da Pechino a parlare pubblicamente del virus, lasciando che cinque milioni di persone, in quei giorni, uscissero tranquillamente dalla megalopoli cinese spargendosi in tutto il mondo.
Per il NYT la colpa di tutto questo ha un nome e un cognome: Xi Jinping, il presidente, che ha “sistematicamente sventrato istituzioni come il giornalismo, i social media, le organizzazioni non governative e altre categorie in grado di fornire prove della sua responsabilità”. E non è neanche la prima volta, ricorda il quotidiano newyorkese: era già successo nel 2018 con la febbre suina.
L’emergenza sanitaria locale lanciata dall’OMS ha accertato 7.834 casi, di cui 7.736 in Cina e 170 decessi. Altri 1.370 pazienti ricoverati sarebbero in gravi condizioni e più di 100mila persone sono sotto ossevazione. Al di fuori dei confini cinesi i casi di contagio sono 98 in 18 paesi diversi.
In tutto questo, la Cina è sempre più isolata e inizia a pagare conseguenze pesantissime: malgrado il tentativo di gettare acqua sul fuoco dell’ambasciatore cinese all’Onu Zhang Jun, che ha invitato a evitare le “reazioni eccessive”, l’elenco delle compagnie aeree che hanno sospeso i voli da e per la Cina si allunga ogni ora di più, mentre la Russia ha annunciato la chiusura della frontiera. L’economia cinese, per finire, sta attraversando il momento peggiore dagli ultimi 30 anni, ma secondo l’FMI sarà l’economia mondiale a risentirne in modo pesante, almeno nel primo trimestre dell’anno.