Alexandra Rose Kobelke ha sempre saputo che il suo corpo fosse un’arma di distrazione di massa. A 26 anni, con una carriera di spogliarellista ormai lasciata quasi alle spalle, aveva pensato di cambiare mestiere riciclandosi come corriere della droga: un’occupazione rischiosa, ma che con un pizzico di fortuna permette guadagni notevoli. In più, Alexandra sapeva come distrarre il personale ai controlli aeroportuali: bastava una scollatura profonda per lasciare in bella vista parti del suo seno abbondante e il gioco spesso era fatto.
Ma qualche mese fa, Alexandra è stata bloccata all’aeroporto di Sydney mentre tentava di imbarcarsi su un volo diretto in Tasmania con 150mila dollari di cocaina e metanfetamine nascoste nel suo corpo statuario.
Da quanto emerso dalle indagini, il nome di Alexandra era emerso in nel corso di una vasta operazione sul traffico di sostanze stupefacenti: e lei sono stati attribuiti decine di voli turistici fra il dicembre del 2017 e lo scorso gennaio.
La giovane si è dichiarata colpevole, raccontando di essere lei stessa una consumatrice giornaliera di cocaina da quando aveva 13 anni, svelando poi che aveva preso l’abitudine di mescolare la droga con sostanze aromatizzate che nascondeva nella biancheria intima. Il suo compito era portare modesti quantitativi di metamfetamina e cocaina in Tasmania, dove provvedeva a venderla a pusher locali per poi tornare con il denaro contante a Sydney. Alexandra era stata seguita e filmata nel corso della sua ottava visita: è stata vista vendere circa tre etti di metanfetamina, per un valore di 80mila dollari. Poco dopo, le telecamere termiche di sicurezza dell’aeroporto hanno accertato che è tornata a Sydney con circa 100mila in contanti nascosti nel suo bagaglio a mano. La Kobelke ha visitato la Tasmania 13 volte prima di essere arrestata all’aeroporto di Sydney mentre trasportava due etti di metamfetamina e 54,87 grammi fra cocaina ed ecstasy il 3 gennaio scorso, mentre tentava di fare il suo 14esimo viaggio.
A conclusione del processo, pochi giorni fa, il Presidente della Corte Suprema Alan Blow ha voluto essere clemente trattandosi del primo reato commesso da Alexandra Kobelke, condannata a due anni e otto mesi di reclusione.