Quello che è stato lo scenario dell’ultima impresa di Daniele Nardi e Tom Ballard, sarà anche il luogo dove riposeranno per sempre. A nulla sono serviti gli appelli e la raccolta fondi organizzati dagli amici, che hanno raggiunto i 150mila euro, da destinare in parte al recupero dei corpi e il restante alle popolazioni più povere del Pakistan: in un comunicato ufficiale, l’ambasciatore italiano nel paese asiatico mette la parola fine al desiderio di riportare in patria i corpi dei due alpinisti. “Dopo alcuni incontri tecnici avvenuti in queste settimane con esperti locali e internazionali di logistica e soccorso alpino, si è dovuto prendere atto dell’impossibilità, allo stato attuale, per questioni di sicurezza, del recupero dei corpi di Daniele Nardi e Tom Ballard. Ringraziamo l’Aviazione Militare del Pakistan, gli esperti internazionali e i collaboratori dell’Ambasciata, sempre pronti ad offrire la loro competenza in favore della buona riuscita degli interventi di soccorso ad alpinisti e trekker, impegnati sulle splendide montagne del Pakistan”.
Daniele Nardi e Tom Ballard erano partiti nel dicembre dello scorso anno per un’impresa che sapevano rischiosissima: conquistare la cima del Nanga Parbat attraverso una via mai percorsa prima durante il durissimo inverno himalayano. Dopo aver perso tutti i contatti, il 6 marzo i corpi senza vita dei due alpinisti erano stati individuati sullo sperone Mummery, e il recupero era apparso subito un’impresa impossibile.