Sai come sono le donne: dagli un supermercato, un carrello e un po’ di tempo, e per tirarle fuori servirà un fucile narcotizzante. Una massima che pare valga per tutto il mondo, compreso il Giappone, dove Ichiro Matsui, sindaco di Osaka, terza città più popolosa del Paese, ha lanciato la provocatoria proposta di consentire solo agli uomini di andare a fare la spesa, perché le loro consorti impiegano troppo e favoriscono il sovraffollamento dei supermercati. “Le donne impiegano più tempo a fare la spesa perché valutano l’offerta e il prezzo migliore. Gli uomini invece mettono nel carrello quello che gli viene detto di comprare e se ne vanno”.
Le donne rappresentano il 51% della popolazione giapponese, secondo i dati della Banca Mondiale, ma in compenso il Giappone è al 110° posto su 149 paesi nell’indice del World Economic Forum che misura il grado di uguaglianza di genere. La frase sessista del sindaco ha spinto la popolare giornalista giapponese Shoko Egawa a twittare che “chi non sa nulla della vita quotidiana dovrebbe evitare certi commenti”.
Osaka è in stato di emergenza dal 7 aprile. I commenti di Matsui sono arrivati dopo aver suggerito ai supermercati di limitare il numero di clienti nelle corsie e raccomandato alla popolazione di fare la spesa una volta ogni due o tre giorni.
Nelle ultime settimane, il Giappone si è dato da fare per contenere un aumento dei casi di coronavirus, con un picco dei contagi che attualmente hanno raggiunto i 11.950 casi confermati, con 299 decessi.
Il forte aumento ha spinto il primo ministro Shinzo Abe a estendere lo stato di emergenza da sette prefetture a tutto il Paese, anche per via del report diffuso da un team di esperti che teme più di 400mila morti legate al coronavirus se non si adottano con urgenza misure come il distanziamento sociale. Ma la maggior parte dei decessi, hanno avvertito, potrebbe derivare dalla mancanza di ventilatori polmonari. Questa settimana il Paese ha aumentato il numero di strutture di test a Tokyo e in altre prefetture, ma la carenza di medici, unita a tassi di test relativamente bassi e la mancanza di disposizioni per il telelavoro significa che dovranno essere applicate misure più severe. A metà aprile, il Giappone aveva testato solo circa 90.000 persone rispetto alle oltre 513.000 della Corea del Sud, che ha una popolazione di 51 milioni di abitanti, rispetto ai 127 milioni di giapponesi.