Ormai non si torna più indietro: dopo mesi di proteste e guerriglia, gli scontri fra manifestanti pro-democrazia e polizia di Hong Kong sono arrivati all’epilogo, probabilmente il passaggio che farà scattare la decisione di Pechino di riportare l’ordine in una città verso cui ritiene di aver avuto fin troppa pazienza e comprensione.
Il week end appena concluso è stato il peggiore di sempre: due giorni di scontri violentissimi che avevano come epicentro il “PolyU”, una delle più importanti università cittadine, dove migliaia di giovani – molti dei quali adolescenti, sottolinea la BBC – si sono asserragliati impedendo l’ingresso delle squadre di polizia con il lancio di bombe incendiarie, sassi e mattoni, a cui gli agenti hanno risposto ricorrendo in modo massiccio a gas lacrimogeni e proiettili in gomma.
All’alba, un gruppo di manifestanti ha tentato di lasciare l’ateneo, ma la polizia cinge la struttura d’assedio impedendo a chiunque di entrare e uscire, in una tattica attendista che all’uso della forza preferisce l’attesa di poter arrestare i manifestanti, finiti in una trappola da cui non sarà facile uscire.
Secondo alcune stime, i giovani asserragliati nell’ateneo sarebbero fra 500 e 800, e secondo le autorità sanitarie di Hong Kong i feriti ammonterebbero a una quarantina, compreso un agente di polizia trafitto alla gamba da una freccia scoccata da un manifestante. Il preside del Politecnico, Teng Jin-Guang si è offerto di fare da mediatore: accompagnare alcuni manifestanti ad una stazione di polizia a fronte della promessa di un trattamento equo, ma la proposta non è stata accolta da nessuno.
Le notizie più recenti parlano di altre migliaia di manifestanti che starebbero cercando di organizzarsi per dare manforte ai compagni chiusi nell’ateneo.
A favore dei manifestanti è giunta la sentenza dell’Alta Corte di Hong Kong, che ha giudicato incostituzionale la legge che vietata di indossare maschere durante le manifestazioni pubbliche: “Una rara vittoria legale per i manifestanti”, ha commentato Joshua Wong, leader delle proteste.