Su Marcial Maciel Degollado, prete presbitero-cattolico messicano fondatore della congregazione dei “Legionari di Cristo”, esiste un’ampia letteratura che racconta di abusi e casi di pedofilia su seminaristi, oltre alla relazione prolungata con una donna da cui era nata una figlia, la terza dopo i cinque avuti da altre donne.
Un’esistenza sospesa fra realtà e mito da lui stesso costruito, reso ancora più forte dall’incontro nel tempo con svariati Pontefici, spesso del tutto ignari delle sue attività. Padre Maciel delle sue malefatte non potrà più rispondere: è morto nel 2008, a 88 anni, a Jacksonville, in Florida, dove si era rifugiato dopo aver ricevuto l’ordine dal Vaticano di ritirarsi ad una vita di penitenza dopo decine e decine di accuse.
Ma su di lui le indagini e le inchieste non sono mai cessate. La più recente parla di oltre 60 casi di bambini abusati di persona da padre Maciel, a cui aggiungere altri 33 sacerdoti dell’ordine che dall’anno di fondazione, nel 1941, avrebbero violentato almeno 175 minori. “Ci sono probabilmente molti più casi di abuso di quelli riportati nel rapporto, e le statistiche dovranno essere aggiornate regolarmente”.
Secondo il rapporto, sei dei 33 sacerdoti accusati sono morti senza mai essere processati o costretti a rispondere davanti alla legge, uno solo è stato condannato e uno è attualmente in attesa di giudizio. Altri 18 fanno ancora parte della congregazione, ma sono stati allontanati da incarichi pubblici. Il rapporto aggiunge che 14 dei 33 sacerdoti sono stati anch’essi vittime, il che evidenzia una teoria: “la catena di abusi in cui la vittima di un legionario, col tempo, diventa a sua volta un aggressore”.
Diversi uomini hanno accusato pubblicamente Maciel di averli aggrediti sessualmente mentre erano in seminario, fra gli anni Quaranta e i Sessanta. All’epoca, Maciel negò tutto in modo fermo: “Non ho mai avuto il tipo di comportamento ripugnante di cui questi uomini mi accusano”.
Nel 2006, papa Benedetto XVI gli ordinò di ritirarsi come capo dei Legionari di Cristo per via del numero crescente di accuse, ignorate dal suo predecessore Giovanni Paolo II quando erano emerse per la prima volta.
Il rapporto è una delle prime conseguenze della decisione di togliere il segreto pontificio ai casi di pedofilia presa martedì scorso da Papa Francesco. Fino ad allora, la Chiesa aveva tenuto segreti i casi di abuso sessuale, per quella che definiva la necessità di proteggere la privacy delle vittime e la reputazione dell’imputato.