Zeng Yingchun e Zhen Yan sono due infermiere del “Guangzhou Medical Hospital” che fanno parte dell’esercito di 20mila fra medici e paramedici inviati a Wuhan, la città epicentro del coronavirus che rischia di mandare il mondo al tracollo.
Le due, dopo diverse settimane di lavoro incessante, hanno scritto a quattro mani una lettera che è stata inviata alla prestigiosa rivista scientifica “The Lancet” per lanciare un appello alla comunità scientifica internazionale, e soprattutto per aprire uno squarcio di verità nelle notizie ufficiali dispensate al pianeta solo dopo aver ottenuto il controllo e la valutazione di Pechino.
“Le condizioni qui a Wuhan sono molto peggiori di quanto si possa immaginare”, si leggeva in uno dei passaggi più drammatici della lettera, prontamente pubblicata sul sito della rivista scientifica. “C’è una pesante carenza di protezioni, dalle maschere ai respiratori ai guanti protettivi, ma anche di personale medico, costretto a turni massacranti e soggetto a continui crolli psicologici. Per risparmiare energie e ricorrere al minimo il tempo in cui indossare e togliere l’equipaggiamento protettivo, evitiamo di mangiare e bere per due ore prima di entrare nel reparto di isolamento. Abbiamo visto molti casi di nostre colleghe svenute per la debolezza o per il troppo tempo passato nelle tute protettive senza mai poter sostituire i filtri dei respiratori. Qualche collega tenta di confortare gli altri, ma il più delle volte non abbiamo neanche il tempo di fermarci per piangere. Chiediamo a tutto il personale medico del mondo di venire in Cina per aiutarci a combattere questa battaglia”.
Parole al limite della disperazione che non hanno nulla a che vedere con l’ottimismo strombazzato da Pechino, che afferma di avere la situazione sotto controllo e di registrare una costante e sempre maggiore diminuzione dei casi. La lettera, ripresa da più media, compresi alcuni social cinesi molto popolari, come “Weibo”, aveva alzato il livello delle proteste e dello scetticismo che fin dall’inizio aleggia su Pechino sull’effettiva portata dei numeri di mori e contagi, e della reale situazione in cui versa il Paese, tenuta nascosta ad arte.
Ma dopo solo un giorno dalla diffusione, la lettera è scomparsa ovunque fosse comparsa. Secondo “The Lancet”, interpellata per avere spiegazioni, sarebbero state le due infermiere a chiederne la rimozione, perché “non si trattava di una testimonianza di prima mano”. Cosa significhi non è chiaro, mentre sembra sempre più probabile che Pechino sia intervenuta in modo energico per bloccare la diffusione di una testimonianza che avrebbe potuto screditare l’ottimismo in favore di telecamere mostrato dal partito.