Lo scorso agosto, un caso di cronaca dai contorni agghiaccianti ha sconvolto le Fiji, l’incantevole arcipelago composto da 333 isole immerse nel sud ovest dell’Oceano Pacifico: una famiglia di cinque persone, tra cui due bambini, era stata ritrovata senza vita nella zona degli altipiani Nausori, senza lesioni o ferite visibili. Nirmal Kumar, 63 anni, e sua moglie Usha Devi, di 54, la figlia maggiore Nileshni Kajal, 34, e altre due figlie, Sana, 11 anni, e Samara, di 8.
Settimane di indagini hanno portato la polizia ad accusare un uomo di origini neozelandesi di omicidio multiplo e stregoneria: secondo i rapporti e le testimonianze, l’unico sopravvissuto sarebbe un bambino di un anno, ritrovato vivo tra i corpi senza vita. Il caso ha scioccato i figiani: senza lesioni visibili sui cadaveri, la polizia sospettava che la causa della morte fosse l’avvelenamento.
Poi è saltata fuori una segnalazione fatta tempo prima da Nirmal Kumar, il capo famiglia: aveva raccontato di quanto suo suocero si fosse avvicinato alla stregoneria: “Non ho mai visto nessuno così appassionato di stregoneria come i miei suoceri. Li vedevo preparare bambole che infilzavano di aghi”.
Tre settimane dopo il ritrovamento dei corpi e al termine dei rapporti tossicologici delle autopsie, la polizia ha ufficializzato le accuse. L’indagato, che ha lo status di residenza permanente in Nuova Zelanda, e sua moglie sono stati interrogati dalla polizia il mese scorso, con un’ordinanza del tribunale per evitare che la coppia lasciasse le Fiji.
La coppia comparirà davanti al tribunale Nadi nelle prossime ore per la convalida del fermo, con l’accusa di cinque omicidi e un tentato omicidio.