È un’ondata di polemiche che non accenna fermarsi, quella che si sta abbattendo sull’India: protagoniste involontarie di una brutta vicenda che sta facendo il giro del mondo una settantina di studentesse dello “Shree Sahajanand Girls Institute”, una scuola gestita da “Swaminarayan”, una setta religiosa indù ultraconservatrice di Bhuj, nello stato di Gujarat. Sono state loro stesse a denunciare di essere state costrette a spogliarsi davanti alle insegnanti per dimostrare di non avere il ciclo.
Secondo le regole del gruppo religioso, durante il periodo delle mestruazioni le donne non possono accedere al tempio e avere contatti con altri studenti: in mensa come in classe sono costrette a sedere in zone apposite, in disparte, e il loro nome viene appuntato su un particolare registro per tutta la durata del ciclo.
In segno di protesta, negli ultimi due mesi le studentesse hanno rifiutato in massa di far segnare il proprio nome sul registro, scatenando la reazione del corpo insegnante, che le ha portate nei bagni per controllare di persona se fossero o meno nei giorni del ciclo, obbligandole a spogliarsi.
L’esperienza le ha lasciate particolarmente “segnate per una pratica non dissimile dalla tortura mentale”, hanno raccontato ai quotidiani locali. Dopo una protesta pubblica inscenata davanti alla scuola, a cui hanno partecipato centinaia di persone solidali con le ragazze, la commissione femminile dello Stato ha avviato un’indagine sull’istituto, che si difende parlando di “violazione delle regole” e starebbe anche tentando di insabbiare il caso, facendo pressioni su numerose studentesse.
Non è la prima volta che le donne indiane subiscono umiliazioni a causa del ciclo, considerato un vero tabù: tre anni fa ad altre decine di ragazze fu riservato lo stesso trattamento dopo che la direttrice aveva rinvenuto tracce di sangue nei bagni.