Il 4 agosto dello scorso anno, il presidente venezuelano Nicolas Maduro sfugge a un attentato con alcuni droni carichi di esplosivo. Al di là dei dubbi su quanto fosse reale e non inventato ad arte, è il segnale di un cambio di rotta nelle tecniche di guerra e guerriglia: saranno i droni, sempre di più, a controllare, spiare e attaccare in modo chirurgico sugli scenari di guerra. Un mercato in crescita esponenziale che, secondo gli esperti, spingerà diversi paesi al mondo a spendere 100 miliardi di dollari per sviluppare delle proprie generazioni di droni.
Un futuro inquietante ma molto promettente per chi fabbrica armi, che ha messo l’acquolina in bocca anche alla “Kalashnikov”, azienda russa di materiale bellico resa celebre dall’AK 47, il fucile mitragliatore d’assalto più diffuso al mondo, reso tristemente celebre da centinaia di attentati e foto di terroristi che lo imbracciano. Ma l’AK-47, creato dall’ingegnere militare russo Michail Timofeevič Kalašnikov, è ormai roba che appartiene al passato: al suo posto, l’azienda che porta il suo nome ha presentato nel corso di una fiera di armi da guerra ad Abu Dhabi il “Kyb-Uav”, un drone kamikaze in grado di trasportare 3 kg di esplosivo pronti ad esplodere al momento dell’impatto. Capace di raggiungere i 130 km/h e con un’autonomia di 30 minuti, il drone Kalasnikov è considerato il più veloce e preciso in circolazione fra quelli in commercio. Inquietante il commento di Nicholas Grossman. Esperto di relazioni internazionali americano: “È la democratizzazione delle bombe intelligenti, significa ridurre il gap fra gli eserciti più avanzati e quelli più piccoli”.
E se oggi è necessario un controllo umano, per quanto remoto, il passo successivo è di affidare le operazioni militari direttamente a intelligenze artificiali che saranno in grado di decidere quando e dove colpire. E anche se può sembrare una bella notizia, perché permetterà di risparmiare vite umane di militari mandati in prima linea, dall’altro gli esperti alzano l’allarme: attaccare qualcuno sarà così facile e silenzioso da essere una minaccia vera e propria. Lo dimostra il “Bender”, drone a cui la Darpa (Defence Advanced research Project Agency), sta lavorando da tempo: è in grado di individuare i bersagli umani armati anche se nascosti, distinguerli dal resto della popolazione, e pedinare un veicolo senza mai perderlo di vista. Gli inglesi sono invece al “Taranis”, drone nato per assolvere a compiti di sorveglianza e controllo, ma capace anche di colpire. Infine il “Iai Mini Harpy” sviluppato da Israele che ha fra i compiti individuare a distruggere i radar nemici.