A poco più di un anno dalla tragica e improvvisa morte del campione di basket Kobe Bryant, precipitato insieme a sette persone – tra cui sua figlia Gianna – con l’elicottero di sua proprietà il 26 gennaio 2020 sulle alture Calabasas, in California, si è conclusa l’inchiesta federale della “National Transportation Safety Board”.
Secondo il rapporto, l’incidente si sarebbe potuto evitare se il pilota non avesse violato le regole di volo spingendo l’elicottero “oltre i limiti” malgrado le condizioni di scarsa visibilità. Ara Zobayan, il pilota, aveva intenzione di fare colpo su Bryant, dimostrando padronanza e velocità anche in caso di maltempo: sembra essere questa la ricostruzione più attendibile, a cui gli investigatori sono giunti dopo aver analizzato con cura i dati di bordo, il tracciato del volo e le condizioni atmosferiche al momento dello schianto.
“Un incidente non è qualcosa che si può preventivare – ha commentato Robert Sumwalt, direttore dell’agenzia – il pilota si è trovato di fronte ad un ‘muro’ di nuvole e forse disorientato, senza volerlo ha scelto una direzione convinto di trovare via libera, senza consultare la strumentazione di bordo”.
La prima violazione compiuta dal pilota, prosegue il rapporto dell’inchiesta, è stata di non restare a terra in una giornata di forte maltempo: volando in condizioni di scarsa visibilità, è difficile capire se si sta salendo o scendendo: nell’ultima comunicazione radio, poco prima dello schianto, il pilota aveva segnalato ai controllori di volo che stava tentando di guadagnare quota per superare le nuvole, mentre i dati delle scatole nere hanno dimostrato che fosse in discesa. Vanessa Bryant, moglie di Kobe e madre della piccola Gianna, ha denunciato la compagnia e il pilota per negligenza. Quella mattina, Kobe, Gianna e alcuni amici erano decollati da Orange Country diretti alla “Mamba Sports Academy” a Thousand Oak per una partita: poco prima del decollo, il pilota aveva discusso delle condizioni meteo con alcuni colleghi in una chat, scegliendo di partire, forse per non scontentare un cliente illustre.