Alexei Navalny, l’oppositore di Putin avvelenato con il gas nervino, continua a migliorare: dopo la foto dal letto dall’ospedale “Charité” di Berlino dov’è in cura, ne ha postata un’altra in cui cammina con le proprie gambe e appare decisamente più forma. “La strada verso la guarigione è chiara, anche se non vicina – ha commentato il blogger – faticavo a riconoscere le persone e avevo difficoltà a esprimersi. Molti problemi vanno ancora risolti, ma quello più grosso è alle spalle grazie a medici fantastici”.
Ma secondo quanto rivela in queste ore il “Daily Mail” inglese, l’insuccesso del tentativo di uccidere il leader russo dell’opposizione avrebbe solo ritardato i piani del Cremlino di eliminarlo per sempre. L’indiscrezione, raccolta da agenti dell’intelligence della Nato, ha prima svelato il completo disinteresse della Russia verso le proteste dell’Occidente, e di seguito la più ferma intenzione di chiudere il fascicolo che lo riguarda. E neanche la minaccia di Bruxelles di imporre nuove sanzioni alla Russia servirebbero per fermare i servizi segreti dalla loro missione. I motivi di tanta sicurezza di Putin starebbero tutti nelle inesistenti ripercussioni dopo due gravissimi episodi analoghi precedenti: gli avvelenamenti di Alexandr Livinenko nel 2006 e quello tentato nel 2018 ai danni di Sergei Skrypal e sua figlia.
Secondo la Nato, non esiste altra spiegazione possibile se non che il tentativo di avvelenamento di Navalny sia stato pianificato dai servizi segreti russi. Una conclusione a cui sono giunti dopo aver scartato l’ipotesi della tazza di tè bevuta da Navalny in aereo, a seguito del ritrovamento di una bottiglietta d’acqua nella sua stanza dello “Xander Hotel” contenente tracce del temibile Novichock.