È una vicenda degna di pellicole come “Arancia Meccanica”, quella che sta sconvolgendo il Sudafrica in questi giorni. Protagonista un’azienda donna di 71 anni che viveva a Impendle, nella provincia di KwaZulu-Natal con le tre nipoti di 19, 22 e 25 anni.
Nel pieno della notte, un uomo incappucciato si è introdotto nell’appartamento dove vivevano le quattro donne, e dopo aver immobilizzato l’anziana, ha violentato a turno le tre giovani sorelle, costringendo la donna ad assistere allo stupro. La donna, probabilmente sopraffatta dalla violenza dello spettacolo a cui era stata costretta, è morta, stroncata da un attacco cardiaco.
La polizia ha confermato la versione dei fatti dopo aver sentito le tre sorelle, sottoposte alle cure del caso: “Le tre ragazze hanno detto che il sospettato non l’ha in alcun modo toccata o ferita, e il cuore dell’anziana donna non ha retto”. Le autorità hanno anche lanciato un appello alla popolazione perché chi sappia o abbia visto qualcosa aiuti la polizia a dare un nome all’assalitore.
Inevitabilmente, l’episodio ha riacceso i riflettori sull’enorme ondata di violenza contro le donne e i bambini registrata nel Paese durante l’isolamento da Covid-19, situazione stigmatizzata da presidente Cyril Ramaphosa: “Ciò che sta accadendo è una pandemia dentro la pandemia”.
Il Sudafrica ha uno dei tassi di femminicidio più alti al mondo, con oltre 2.700 donne e 1.000 bambini uccisi lo scorso anno, a cui aggiungere 42.000 denunce di stupro.