Secondo l’ong “OVD-Info”, più di 5.300 dimostranti scesi in piazza per chiedere la liberazione del dissidente Alexsej Navalnyj, sarebbero finiti in manette. Di queste, 1.800 a Mosca, tra cui Julia, la moglie del dissidente, a cui aggiungere altri 1.200 arresti a San Pietroburgo e 200 a Nizhny Novgorod e Krasnoyarsk, in Siberia. Il Cremlino, messo alle strette dalle proteste giunte da ogni parte del mondo, ha rivendicato l’azione repressiva: “Con teppisti e provocatori non può esserci alcun dialogo, la legge va applicata in modo severo”, ha dichiarato il portavoce Dmitri Peskov citando una “condotta aggressiva nei confronti delle forze dell’ordine”.
Proprio in queste ore, la polizia ha isolato il perimetro del tribunale di Mosca dove in mattinata è prevista l’udienza in cui sarà deciso se commutare la condizionale a Navalnyj in una condanna a tre anni e mezzo di carcere. Nel timore di manifestazioni, e visto il grande impatto mediatico del caso, l’udienza è stata spostata a Mosca dal tribunale distrettuale di Simonovski: il dissidente è accusato di violazione della libertà vigilata per il trasferimento d’urgenza in Germania dopo il tentativo di avvelenamento di cui è stato vittima la scorsa estate. Navalnyj deve anche rispondere di frode per il presunto utilizzo di 356 milioni di rubli (3,9 milioni di euro), per spese personali e di un’accusa di diffamazione presentata da un veterano della Seconda Guerra Mondiale.