Lo scorso aprile, attraverso un articolo di denuncia firmato dal giornalista Gulbahar Shaikh, il mondo scopre la storia di Ratodero, poverissima città del Pakistan si stima abitata da 230mila persone, diventata di colpo l’epicentro di una sconvolgente epidemia di Aids che non ha precedenti. Circa un migliaio di persone, ma si stima possano essere molte di più visto che solo una parte della popolazione ha accettato di sottoporsi al test, hanno contratto di virus dell’Aids. E di questi, almeno 900 sono bambini al di sotto dei 12 anni.
Il caso è esploso quando numerosi bimbi hanno iniziato ad accusare una febbre altissima contro cui non c’era farmaco in grado di bloccarla. La notizia raggiunge le autorità sanitarie del paese, che preoccupate per quello che sembra l’inizio di un’epidemia dalle conseguenze devastanti inviano una squadra per verificare di cosa si tratti. Sono bastati pochi controlli incrociati per trovare un solo punto in comune: tutti i bimbi erano in cura dallo stesso pediatra. La seconda scoperta, quella più agghiacciante, è che il pediatra in questione, il dottor Muzaffar Ghangro, specializzato nel seguire i bimbi delle famiglie più povere della città, utilizzava da tempo le stesse siringhe. Una negligenza che proprio in questi giorni ha colpito anche la famiglia di Shaikh: dopo il test, è emerso che la figlia più piccola del giornalista, di appena due anni, ha contratto l’Aids.
Muzaffar Ghangro è stato arrestato e accusato di omicidio colposo, ed è ancora in attesa di processo. In un’intervista concessa al “New York Times” si è dichiarato innocente, negando di aver utilizzato le stesse siringhe. Le autorità, in effetti, tendono ad escludere che un numero così alto di contagi possa dipendere dalla negligenza di un solo medico. Un altro rapido controllo è bastato per capire che la prassi di riutilizzare aghi e siringhe non era solo una prassi del dottor Ghangro, ma di molti medici e infermieri, a cui aggiungere barbieri che fanno la stessa cosa con i rasoi e dentisti che non si sognano neanche di sterilizzare gli strumenti. Secondo le stime dell’Unaids, organizzazione delle Nazioni Unite, dal 2010 al 2018 il numero delle persone positive all’Hiv in Pakistan è raddoppiato, salendo a 160mila casi accertati.