"La nuova legge italiana sulle migrazioni - dice Daniela di Rado, co-autrice dell'analisi del Cir - non introduce nulla di positivo per quanto riguarda l'apolidia, ma anzi aumenta il tempo per ottenere la cittadinanza fino a 4 anni. Questa misura avrà un impatto diretto sugli apolidi che rimarranno bloccati in un limbo per anni". E in Italia, tra le 3.000 e le 15.000 persone appartenenti alla comunità Rom sono ancora a rischio apolidia e - secondo il nuovo 'country profile' pubblicato oggi sullo Statelessness Index a cura del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir) e dello European Network on Statelessness (Ens) - non è stato fatto abbastanza per proteggere i loro diritti. Inoltre, rileva ancora il rapporto, "le organizzazioni della società civile sono preoccupate per tutti coloro che hanno già ottenuto la cittadinanza italiana e che, per effetto del cosiddetto Decreto Sicurezza, rischiano di essere rese apolidi a causa delle controverse misure in esso contenute. La nuova legge italiana sulle migrazioni - dice Daniela di Rado, co-autrice dell'analisi - non introduce nulla di positivo per quanto riguarda l'apolidia, ma anzi aumenta il tempo per ottenere la cittadinanza fino a 4 anni. Questa misura avrà un impatto diretto sugli apolidi che rimarranno bloccati in un limbo per anni".
Attualmente sono circa 10 milioni le persone apolidi nel mondo, e più del 75% appartengono a gruppi minoritari. Alle persone apolidi non è concessa una cittadinanza, viene loro negato il diritto all’istruzione, alle cure mediche e ad avere un lavoro regolare. “Gli apolidi cercano solo di godere degli stessi diritti fondamentali di cui godono tutti gli altri cittadini. Ma le minoranze apolidi, come i Rohingya, sono spesso vittime di discriminazioni e di una sistematica privazione dei propri diritti”, aveva detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi. “Negli scorsi anni sono stati fatti passi avanti importanti nell’affrontare l’apolidia nel mondo. Tuttavia nuove sfide, come l’aumento degli esodi forzati e la privazione arbitraria della nazionalità, stanno mettendo in pericolo questi progressi. Gli Stati devono agire ora e in maniera decisa per porre fine all’apolidia,” ha aggiunto Grandi.
Queste le misure auspicate per sanare una piaga sociale e globale, secondo l’Onu: “Facilitare la naturalizzazione o la conferma della nazionalità per i gruppi di minoranze apolidi residenti nel territorio, ammesso che queste vi siano nate o vi abbiano vissuto per un determinato periodo, o abbiano genitori o nonni che soddisfino questi criteri. Permettere ai bambini di acquisire la nazionalità del Paese in cui sono nati quando sarebbero altrimenti apolidi. Eliminare leggi e prassi che negano o privano della nazionalità a causa di discriminazioni basate su razza, etnia, religione o lingua. Assicurare la registrazione delle nascite al fine di prevenire l’apolidia. Eliminare ostacoli procedurali e pratici nel rilascio di documenti di nazionalità a coloro che ne hanno il diritto per legge”.