Si aggiorna a 50, il numero delle vittime di Brenton Tarrant, il killer suprematista bianco che ha fatto una strage in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. Uno dei feriti ricoverati dopo l’agguato non ce l’ha fatta. Negli ospedali restano altre 36 persone, molte delle quali in condizioni definite critiche, sospese fra la vita e la morte.
A dare le cifre, nel corso di una conferenza stampa, è stato Mike Bush, capo della polizia, che ha anche confermato di due sospetti arrestati come presunti fiancheggiatori del killer, ma risultati estranei all’agguato.
I corpi delle vittime saranno riconsegnati alle famiglie a partire da oggi, ha invece aggiunto il primo ministro Jacinta Arden. Si tratta di persone di nazionalità diverse, di età compresa fra i 3 ed i 7 anni, 44 uomini e 4 donne, tutti con storie che i media continuano a raccontare: l’aspirante calciatore, i rifugiati che fuggivano dalle guerre che infiammano i loro paesi e bambini di pochi anni.
La premier ha confermato che il suo ufficio ha ricevuto 9 minuti prima della strage “The Great Replacement”, il suo “manifesto”, un documento farneticante lungo 74 pagine. “Il documento non includeva dettagli specifici sulle modalità dell’assalto”, specificando che la email era stata girata ai servizi di sicurezza un paio di minuti dopo. “La polizia è arrivata alla moschea 6 minuti dopo la chiamata all’111, e 36 minuti dopo Tarrant era stato bloccato”.
Ancora una volta, la Arden ha ribadito l’intenzione di cambiare radicalmente la legge sul possesso di armi semiautomatiche, attualmente troppo permissive.
Brenton Tarrant rimarrà in carcere fino all’udienza davanti all’Alta Corte di Christchurch, prevista per i primi giorni di aprile.