È un record che si porta appresso una scia di pericolose polemiche che potrebbero inaugurare un’altra pericolosa stagione di proteste. Motivo dello sconcerto generale dei thilandesi la notizia della condanna a 43 anni di galera ad una donna 63enne accusata di “lesa maestà”. È in assoluto la condanna più pesante mai inflitta per un reato che nel resto del mondo quasi non esiste più.
La durissima sentenza è arrivata alla fine di un processo a porte chiuse, e ha immediatamente alzato il livello di proteste degli attivisti che da mesi chiedono una profonda riforma della monarchia.
La donna, di cui si conosce solo il nome – Anchan – è risultata colpevole di “29 capi d’accusa, e condannata a 3 anni di galera per ogni imputazione”: la pena di 83 anni è stata ridotta a 43 dopo l’ammissione di colpevolezza dell’imputata. Anchan ha ammesso di aver “condiviso messaggi ostili sulla monarchia attraverso i social network” fra il 2014 e l’anno successivo.
Non è la prima sentenza simile in Thailandia: nel 2015 un’altra donna era stata arrestata perché sospettata di essere vicina ad un podcaster apertamente critico nei confronti della famiglia reale. E una condanna altrettanto pesante, 35 anni, era stata inflitta due anni dopo ad un giovane accusato di aver postato su Facebook frasi offensive nei confronti dei reali. Secondo le organizzazioni per i diritti civili, oltre 50 attivisti sarebbero stato arrestati dallo scorso novembre per lo stesso reato, la violazione dell’articolo 12, che punisce le offese alla monarchia.